La malattia da reflusso gastroesofageo: dall’origine al trattamento

Titolo: La malattia da reflusso gastro-esofageo: dall'origine al trattamento (ID ECM 375633)
Destinatari: tutti gli operatori sanitari
Scadenza: 07-02-24
Crediti: 5
Costo: 30 €
Programma: CliniFAD
Valutazione dei partecipanti (220 valutazioni):
8/10 rilevanza
9/10 qualità
8/10 efficacia

Perché seguire questo corso sulla malattia da reflusso gastroesofageo?

La malattia da reflusso gastroesofageo interessa più di una persona su dieci. L'approccio alla condizione è definito da linee guida che devono essere calate nella realtà clinica quotidiana. Questo corso offre una panoramica aggiornata ed evidence based su quanto noto a oggi e sui comportamenti da tenere.

Che cos'è la malattia da reflusso gastroesofageo?

La malattia da reflusso gastro-esofageo (MRGE) è una delle patologie di più comune riscontro per medici di medicina generale, gastroenterologi e chirurghi. È caratterizzata dalla comparsa di sintomi fastidiosi, con possibili complicanze in risposta all’anomalo reflusso del contenuto gastrico in esofago. Ha una prevalenza stimata del 13,98% a livello mondiale, con differenze importanti a seconda dell’area geografica. La ragione va ricercata nella diversa prevalenza nei vari paesi, dei fattori di rischio che si associano alla patologia.

Quali sono le cause?

La malattia da reflusso gastroesofageo è riconosciuta come un disturbo a patogenesi multifattoriale, influenzato nella sua insorgenza anche da fattori ambientali e genetici. Alla base della patologia ci sono anomalie motorie, con un malfunzionamento della giunzione esofago-gastrica, e anomalie anatomiche, come ernia iatale e obesità. Il batterio Gram negativo Helicobacter pylori colonizza lo stomaco e molto spesso viene riscontrato in pazienti con anamnesi positiva per MRGE. È importante instaurare prontamente un’adeguata terapia eradicante per non incorrere in un’atrofia della mucosa che espone al rischio di cancro dello stomaco.

Come si diagnostica?

In assenza di una metodica che funga da riferimento, la diagnosi di MRGE generalmente si basa sulla presentazione clinica. I test diagnostici strumentali sono indicati in caso di fallimento della terapia empirica, di incertezza diagnostica e di necessità di prevenire/trattare le complicanze. Nella maggior parte dei casi il primo approccio è rappresentato da una terapia empirica con inibitori di pompa protonica, che tuttavia, da sola, non è affidabile per formulare una diagnosi. Gli esami che possono venire in aiuto sono la radiografia dello stomaco con pasto baritato, l’esofagogastroduodenoscopia (EGDS), la manometria esofagea e il monitoraggio del pH. Ciascuno di questi esami ha dei limiti in termini di sensibilità e specificità, tuttavia il loro utilizzo combinato può consentire di raggiungere un corretto inquadramento diagnostico

A chi è dedicato questo corso ECM?

Il corso ECM è rivolto a tutti gli operatori sanitari

Le risposte per la pratica quotidiana

In questo corso FAD acquisirai informazioni evidence based che ti saranno utili per la pratica quotidiana, in particolare troverai informazioni sui seguenti aspetti:

1.Definizione ed epidemiologia
2. L’eziologia multifattoriale
3. Inquadramento clinico
4. Inquadramento diagnostico
5. Gestione del paziente
6. Condizioni particolari  (la MRGE in gravidanza e allattamento, la MRGE nel bambino)

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    L’audiometria in medicina del lavoro

    Titolo: L'audiometria in medicina del lavoro (codice ECM 372794)
    Destinatari:
    tutti gli operatori sanitari
    Scadenza:
    31-1-2024
    Crediti:
    2
    Costo:
    20 €
    Programma:
    MeLa Flash
    Valutazione dei partecipanti (115 valutazioni):
    8/10 rilevanza
    9/10 qualità
    8/10 efficacia

    Perché seguire questo corso FAD ECM sull'audiometria in medicina del lavoro

    Tra i tanti esami a disposizione del medico del lavoro l'audiometria è uno dei più frequentemente usati. La valutazione del danno all'udito legato al lavoro è fondamentale e comporta un'adeguata conoscenza della tecnica dell'esame e della sua interpretazione per gestire il lavoratore con deficit uditivo e porre in atto le misuere preventive generali. Questo corso fornisce gli elementi per l'applicazione pratica.

    L'audiometria: a cosa serve

    L’audiometro valuta la capacità uditiva di un soggetto, generando singole frequenze di suono a intensità diverse e con differenti modalità (tono continuo, tono pulsato).
    Le misurazioni sono effettuate attraverso suoni di varia frequenza (audiometro a toni puri), con trasmissione per via aerea o per via ossea, a seconda dei fini diagnostici. L’indagine audiometrica (audiometria) è necessaria per confermare la presenza di un deficit uditivo, poiché altre indagini fisiche sulle capacità uditive non sono attendibili. L’esame è sufficientemente sensibile e specifico per poter essere utilizzato anche come indagine di screening.

    Tipi di audiometria

    L’audiometria tonale liminare è uno degli esami fondamentali nella diagnosi di ipoacusia per la rapidità di esecuzione, il basso costo e l’affidabilità dei dati, che si possono ottenere dai soggetti collaboranti (trattandosi di una metodica soggettiva, quest’ultima è una condizione necessaria).

    Audiometria tonale liminare

    L’audiometria tonale liminare è l’indagine utilizzata per lo screening di un deficit uditivo nei lavoratori. Nei soggetti esposti a rumore per motivi professionali le prove audiometriche, finalizzate a individuare eventuali conseguenze dell’esposizione al rumore, prevedono l’utilizzo degli audiometri a toni puri, le cui caratteristiche sono indicate dalla norma CEI EN 60645-1.
    L’audiometro è quindi alla base delle misure di audiometria praticate per la medicina del lavoro.

    Come si svolge l’audiometria

    I toni puri, cioè i toni con una singola frequenza di vibrazione, sono presentati:

    • per via aerea, attraverso l’utilizzo di cuffie e/o inserti
    • per via ossea, attraverso un vibratore osseo.

    Quando lo stimolo viene inviato per via aerea il suono attraversa l’orecchio esterno e medio prima di raggiungere la coclea e il nervo acustico.
    Lo stimolo condotto per via ossea raggiunge invece la coclea attraverso la vibrazione delle ossa craniche. All’audiometro possono essere collegate anche casse acustiche per diffondere il suono nell’ambiente, che nel caso dell’audiometria è sempre una cabina silente.

    Amilcare lavora a un call center

    Amilcare, operatore in un call center da circa quattro anni, si reca di buon mattino dal concessionario dove ha acquistato l’automobile. “Questa nuova macchina ne ha sempre una” borbotta fra sé e sé, prima si bloccava il comando di chiusura dalla chiave, e adesso non funziona addirittura il segnale di allarme della cintura di sicurezza slacciata. Possibile che capitino tutti a me i guai elettronici?” e nel frattempo viene raggiunto dal tecnico.
    “Buongiorno signor Amilcare, come mai già qui? La chiave fa i capricci un’altra volta?” “No, quella è a posto” risponde il giovane “in compenso non funziona bene l’allarme della cintura di sicurez za”.
    Il meccanico sale in macchina e dopo pochi istanti lo guarda perplesso: “Beh, perché mi guarda così? Cosa c’è?” domanda, un poco irritato, Amilcare.
    “No, niente di particolare” risponde imbarazzato l’uomo “ma, non lo senti proprio l’allarme, o ti sembra un po’ basso il volume?”
    Amilcare non capisce: “Non lo sento, se no non perdevo tempo a portarti l’auto oggi!”
    Il meccanico, vedendo l’imbarazzo dell’uomo, intuisce che probabilmente il problema è un altro, e prontamente risponde, cercando di minimizzare. Amilcare aggiunge: “Cioè, qui che è tranquillo lo sento; ma l’altro giorno, mentre stavo guidando in galleria, mio figlio, seduto sul sedile posteriore, si è slacciato la cintura e per fortuna che l’ho visto nello specchietto e gliel’ho fatta rimettere, direi che sarebbe meglio controllare, non ti pare?”
    Dopo un veloce controllo e la conferma che tutto funziona a dovere Amilcare riparte, deciso a recarsi al più presto dal medico del lavoro della sua azienda per un controllo dell’udito. È piuttosto preoccupato: nell’ultimo anno, data la riorganizzazione post COVID, ha lavorato da casa e a dire il vero non si è trovato molto bene, a parte la comodità di evitare gli spostamenti.
    “Ehilà Amilcare, come mai questa visita?” lo saluta il medico competente. “Non è molto che ci siamo visti, alla tua età non hai bisogno di visite così frequenti!” scherza bonariamente il medico “Di’ la verità che sei stanco di stare a casa e hai nostalgia dei tuoi colleghi, e anche del sottoscritto!”.

    [...] Scopri come procede la storia nel corso

    Un nuovo modo di formarsi in medicina del lavoro

    Dopo il successo del programma di formazione a distanza MeLA per i medici del lavoro, si è deciso di rendere la formazione più rapida e immediata con il programma MeLa Flash.

    corsi FAD sono circa una decina all'anno, più sintetici (due crediti ECM a corso), in modo da consentire una formazione flessibile che non imponga di affrontare corsi troppo impegnativi in termini di tempo o dai contenuti difformi tra loro.

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      L’osteoporosi è solo legata all’invecchiamento?

      No, l'osteoporosi è una condizione che si manifesta prevalentemente con l'invecchiamento ma può interessare anche il giovane.

      Osteoporosi e invecchiamento

      Osteoporosi e invecchiamento è un'importante problematica di sanità pubblica , vista la sua maggior prevalenza negli anziani e il contestuale invecchiamento della popolazione. Occorre però segnalare che l’osteoporosi è una condizione che può interessare anche il giovane. Infatti, un ragazzo che non raggiunga un picco ottimale di massa ossea durante l’infanzia e l’adolescenza è a maggior rischio di sviluppare osteoporosi senza che vi sia una accelerata perdita ossea in età adulta. Anche per questo è fondamentale una dieta adeguata e l’esercizio fisico nei bambini.
      La massa scheletrica aumenta rapidamente durante l’infanzia e soprattutto l’adolescenza. Il 90% del picco di massa ossea, considerato un importante determinante dell’osteoporosi nell’età adulta, viene acquisito intorno ai 18 anni d’età.
      In questi primi e fondamentali anni di vita fattori genetici o acquisiti possono compromettere lo sviluppo completo dell’osso in termini di qualità e quantità.

      Diagnosi nel bambino

      La International Osteoporosis Foundation (IOF) definisce bassa, per le persone sotto i 20 anni, una densità minerale ossea con Z-score inferiore a -2,0 deviazioni standard a livello del rachide lombare o della scansione Total Body Less Head (TBLH). Tuttavia, nei bambini tali misurazioni possono essere condizionate dall’altezza e dallo sviluppo puberale. Per fare una diagnosi di osteoporosi nei soggetti pediatrici, quindi, oltre alla densità minerale ossea va considerata la presenza di:

      • una o più fratture vertebrali da fragilità
      • almeno due fratture a carico delle ossa lunghe prima dei 10 anni d’età
      • tre o più fratture a carico delle ossa lunghe prima dei 19 anni d’età
      • in assenza di patologie distrettuali e di traumi ad alta energia.

      Nel bambino, oltre a condizioni cliniche che predispongono a osteoporosi secondaria come nell’adulto (leucemie, malattie infiammatorie croniche, uso cronico di glucocorticoidi eccetera), bisogna considerare lo spettro delle malattie genetiche che coinvolgono l’osso. L’osteogenesi imperfetta, seppur rara, è la più comune malattia genetica dell’osso: causata da un’alterazione su base genetica appunto del collagene di tipo I, altera la componente connettivale, riducendo la massa ossea. L’osso trabecolare è, invece, più colpito in caso di mutazioni dei geni WNT, una famiglia di geni preposti alla produzione di glicoproteine che mediano i segnali tra cellule, con una conseguente riduzione dell’attività osteoblastica. Soltanto qualora siano state escluse cause sottostanti, si può porre una diagnosi di osteoporosi giovanile idiopatica.

      Queste informazioni sono tratte dal corso “Osteoporosi: le indicazioni per una gestione appropriata”, Zadig Provider ECM 103

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