L’esame della vista in medicina del lavoro

Titolo: L'esame della vista in medicina del lavoro (codice ECM 385716)
Destinatari:
medici, tecnici della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro, ortottisti/assistenti di oftalmologia e tecnici di neurofisiopatologia
Scadenza:
07-05-2024
Crediti:
2
Costo:
20 €
Programma:
MeLa Flash
Valutazione dei partecipanti (116 valutazioni):
8/10 rilevanza
8/10 qualità
8/10 efficacia

Perché seguire questo corso FAD ECM sull'esame della vista

Questo corso rientra nella serie dedicata agli esami a disposizione in medicina del lavoro, dopo quelli sulla spirometria, l'elettrocardiogramma e l'audiometria. Fornisce le informazioni necessarie per svolgere l'esame della vista sul luogo di lavoro.

L'esame dell'acuità visiva

L’acutezza o acuità visiva (AV, i due termini sono sinonimi) è una delle abilità primarie del sistema visivo ed è spesso utilizzata come unico parametro per indicarne l’integrità.
L’esame dell’acuità visiva valuta contemporaneamente l’integrità dei mezzi diottrici, i meccanismi di costrizione pupillare, la capacità di focalizzare l’immagine sulla fovea, la capacità di ricercare i dettagli e di valutare la direzione.
Il metodo tradizionalmente in uso per la quantificazione della capacità visiva prevede il coinvolgimento attivo del paziente, cui viene chiesto di distinguere caratteri e forme di dimensione definita, a una certa distanza e con un contrasto elevato: un soggetto ha una buona visione (o un’elevata acuità visiva) se distingue correttamente un carattere di piccola dimensione a una grande distanza di osservazione.

La procedura

Il materiale occorrente per un’efficace misurazione dell’acuità visiva comprende:

  • tavola ottotipica
  • montatura di prova, cassetta lenti oftalmiche con occlusore
  • metro per misurare la distanza d’esame
  • tabella per la registrazione dei risultati.

L’acuità deve essere misurata:

  • con correzione ottica e senza (naturale)
  • per lontano (4 metri) e per vicino (40 cm).

Si occlude il primo occhio, dopodiché si chiede al soggetto esaminato di denominare i simboli partendo dall’alto e procedendo verso il basso.
Si procede con le righe successive se sono stati correttamente riconosciuti almeno 3 simboli su 5, mentre se vengono letti meno di 3 simboli su 5 ci si ferma. L’obiettivo è raggiungere la migliore acuità visiva con la migliore correzione ottica gradita dal paziente (BCVA, best corrected visual acuity).
Si annota quindi l’acuità visiva della riga di cui si sono letti almeno 3 simboli e quanti simboli della stessa riga sono stati letti (per esempio 3/5 se il soggetto ha letto 3 lettere su 5 totali).
Inoltre si annota anche quanti simboli della riga successiva sono stati riconosciuti, aggiungendo alla precedente notazione +1 o +2 (per esempio AV: 7/10+2)

Carlo, il carrellista

Carlo, carrellista quarantaduenne in un’azienda alimentare da 5 anni, aspetta la metropolitana con il figlio di ritorno da scuola.
“Certo Filippo che ultimamente la metro è sempre in ritardo o salta alcune corse” borbotta Carlo spazientito dopo aver letto i minuti d’attesa sul tabellone.
“Cosa dici papà? Là in alto è riportato che il prossimo treno passerà tra 1 minuto” risponde perplesso il figlio.
“Filippo probabilmente ti stai sbagliando, ho appena letto 10 minuti” ribatte pretenzioso il padre.
“Avrai letto male, ti stai sbagliando” risponde Filippo.
Carlo inizia a preoccuparsi, questa è per lui una conferma. Non è la prima volta che ha problemi a leggere cartelli in lontananza. Ormai negli ultimi mesi anche al lavoro ha difficoltà nel leggere le indicazioni che prima coglieva in un batter d’occhio. Decide quindi di prendere un appuntamento con il medico competente dell’azienda.
“Buongiorno, Carlo, come mai questa visita?” lo accoglie il medico.
“Buongiorno, sono un po’ preoccupato: negli ultimi mesi ho difficoltà a vedere scritte lontane e sul lavoro perdo spesso dettagli che invece i miei colleghi colgono in un attimo. Visto che guido il muletto non vorrei prima o poi combinare qualche guaio in azienda!”
Il medico sottopone Carlo alla valutazione dell’acuità visiva da lontano, controllando in particolare modo se è presente una riduzione dell’acuità visiva legata a errori refrattivi non corretti.
Alla luce dei risultati il medico decide di eseguire anche la valutazione della capacità visiva a distanza prossimale, la valutazione della sensibilità al contrasto e la valutazione della stereopsi.
“Direi che lei ha un astigmatismo, per la precisione un difetto di rifrazione, un astigmatismo ipermetropico” dice il medico annotando gli esiti della sua valutazione in cartella.
“Cose difficili per me, ma niente di grave, spero?” chiede Carlo un po’ preoccupato.
“Assolutamente no, glielo spiego subito. Si tratta di un disturbo della vista determinato dall’anatomia del suo occhio che, a un certo punto, intorno alla sua età può peggiorare di quel tanto da dare sintomi”.
“Ma se non ci vedrò più come prima, come faccio con il mio lavoro?” [...] Scopri come procede la storia nel corso

Un nuovo modo di formarsi in medicina del lavoro

Con il programma MeLa Flash si offre un programma di formazione in medicina del lavoro.

corsi FAD sono circa una decina all'anno, hanno la caratteristica di essere sintetici (due crediti ECM a corso), in modo da consentire una formazione flessibile che non imponga di affrontare corsi troppo impegnativi in termini di tempo o dai contenuti difformi tra loro.

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    Valutazione e monitoraggio del rischio biologico sul lavoro

    Titolo: Valutazione e monitoraggio del rischio biologico sul lavoro (codice ECM 382088)
    Destinatari:
    tutti gli operatori sanitari
    Scadenza:
    02-04-2024
    Crediti:
    2
    Costo:
    20 €
    Programma:
    MeLa Flash
    Valutazione dei partecipanti (103 valutazioni):
    8/10 rilevanza
    9/10 qualità
    8/10 efficacia

    Perché seguire questo corso FAD ECM sul rischio biologico

    Il rischio biologico è comune a molte attività lavorative e gli operatori devono essere informati su come ridurlo o prevenirlo nelle varie situazioni. Le nuove linee guida ILO, alla base del corso, forniscono raccomandazioni pratiche al riguardo.

    Il rischio di legionellosi

    Molti studi hanno dimostrato l’ampia diffusione del genere Legionella nei sistemi idrici delle strutture turistico-recettive e termali.
    Gli stabilimenti e gli alberghi termali, in ambienti diversi da quelli dedicati alle cure, da anni ormai integrano l’offerta delle prestazioni terapeutiche con quelle più propriamente di benessere. Le prestazioni comprendono: bagni con idromassaggio, docce filiformi, “docce francesi”, bagno turco, sauna, fanghi,
    massaggi, piscine con zone con idromassaggio. Le caratteristiche della microflora tipica delle acque termali e il fatto che queste siano utilizzate a temperature per lo più comprese tra i 30 e i 40°C costituiscono condizioni favorenti lo sviluppo e la sopravvivenza di Legionella.
    Fra le apparecchiature e cure termali per le quali maggiore è il rischio di trasmissione vi sono anche i bagni con idromassaggio. Analogamente, rappresentano una fonte di pericolo tutte le prestazioni, erogate con acqua termale o non termale, nei reparti “benessere” degli stabilimenti termali che comportano la formazione di aerosol.

    Prevenzione del rischio di legionellosi nelle strutture turistiche

    Per un’efficace prevenzione del rischio biologico nelle strutture turistiche è d’obbligo che il gestore di ogni struttura effettui con periodicità (biennale, preferibilmente annuale) la valutazione del rischio di legionellosi.
    La valutazione deve essere effettuata da una figura competente (per esempio igienista, microbiologo, ingegnere con esperienza specifica, eccetera).
    Una corretta valutazione del rischio correlato a una struttura turistico-recettiva deve partire da un’ispezione degli impianti a rischio supportata, qualora disponibili, dagli schemi d’impianto aggiornati.
    Tale analisi ispettiva deve essere finalizzata a individuare i punti critici di ciascun impianto a rischio, in considerazione delle condizioni di esercizio e manutenzione.
    Il rischio di legionellosi dipende da vari fattori, tra cui:

    • temperatura dell’acqua compresa tra 20 e 50°C
    • presenza di tubazioni con flusso d’acqua minimo o assente (tratti poco o per nulla utilizzati della rete, utilizzo saltuario delle fonti di erogazione)
    • utilizzo stagionale o discontinuo della struttura o di una sua parte
    • caratteristiche e manutenzione degli impianti e dei terminali di erogazione (pulizia, disinfezione)
    • caratteristiche dell’acqua di approvvigionamento a ciascun impianto (fonte di erogazione, disponibilità di nutrimento per Legionella, presenza di eventuali disinfettanti)
    • vetustà, complessità e dimensioni dell’impianto
    • ampliamento o modifica dell’impianto esistente (lavori di ristrutturazione)
    • utilizzo di gomma e fibre naturali per guarnizioni e dispositivi di tenuta
    • presenza e concentrazione di Legionella, evidenziata a seguito di eventuali pregressi accertamenti ambientali (campionamenti microbiologici).

    L'entusiasmo del medico competente

    Renzo Aspertilli, giovane medico competente rientra al lavoro dopo un periodo di assenza per aggiornamento, pieno di energia e di nuove idee da mettere a punto nelle aziende che segue.
    “Buongiorno Renzo, bentornato, come va?” lo saluta l’ingegner Toffano, titolare di un’industria cartaria.
    “Benissimo” risponde Renzo con gli occhi che brillano “non ha idea, caro ingegnere, di quante novità interessanti abbiano parlato al Congresso, non vedo l’ora di organizzare un corso di aggiornamento per tutti i dipendenti e anche per i responsabili di ciascun settore e i dirigenti, compreso lei, si intende!”
    “Ottimo, bravo Renzo!” lo loda Toffano “e mi dica, di cosa ci parlerebbe? Ancora una volta della valutazione del rischio?” chiede con un filo di ironia il titolare che sa essere quello il pallino del dottor Aspertilli.
    “Ça va sans dire” risponde il medico che non fa caso al tono della domanda. “Dobbiamo assolutamente parlare del rischio biologico” chiarisce il medico “non ha idea di quante novità e indicazioni utili siano emerse al congresso!”
    “Mmhh” mugugna l’ingegnere, poco convinto “e cioè?”
    “Il convegno internazionale si è svolto a Ginevra, per cinque giorni, presso la International Labour Organization (ILO), ovvero l’Organizzazione Internazionale del lavoro. Durante il convegno sono state stilate validate le nuove linee guida sulla gestione dei rischi biologici sul posto di lavoro e sulle valutazioni del rischio con un approccio davvero innovativo” spiega convinto il medico. “Fra l’altro è un tema che coinvolge in primo piano proprio i datori di lavoro, come lei, che hanno un ruolo chiave al riguardo”.
    “Va bene Renzo, mi ha convinto, e so che mi posso fidare di lei” risponde il titolare dell’azienda “organizzi quando vuole questo corso”.

    [...] Scopri come procede la storia nel corso

    Un nuovo modo di formarsi in medicina del lavoro

    Con il programma MeLa Flash si offre un programma di formazione in medicina del lavoro.

    corsi FAD sono circa una decina all'anno, hanno la caratteristica di essere sintetici (due crediti ECM a corso), in modo da consentire una formazione flessibile che non imponga di affrontare corsi troppo impegnativi in termini di tempo o dai contenuti difformi tra loro.

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      La disabilità sul luogo di lavoro

      Titolo: La disabilità sul luogo di lavoro (codice ECM 378169)
      Destinatari:
      tutti gli operatori sanitari
      Scadenza:
      02-04-2024
      Crediti:
      2
      Costo:
      20 €
      Programma:
      MeLa Flash
      Valutazione dei partecipanti (96 valutazioni):
      8/10 rilevanza
      9/10 qualità
      8/10 efficacia

      Perché è utile seguire questo corso su disabilità e lavoro

      Le persone disabili devono essere inserite nel mondo del lavoro e poter realizzare le proprie ambizioni come qualunque altro lavoratore. Questo corso offre un quadro aggiornato sulla normativa per l'inserimento delle persone con disabilità nel mondo del lavoro. In particolare si concentra sul cosiddetto "accomodamento ragionevole", cioè quali sono le modifiche e gli adattamenti necessari e appropriati per assicurare alle persone con disabilità il godimento e l’esercizio, su base di eguaglianza con gli altri, di tutti i diritti umani e libertà fondamentali, incluso quello al lavoro (Convenzione ONU, art. 2 Definizioni), è alla base di questo corso. Il corso è dedicato in particolare al medico competente e ai tecnici della prevenzione nei luoghi di lavoro.

      Lavoro: una sfida per le persone con disabilità

      Dai dati della letteratura italiana risulta che la metà delle persone con sclerosi multipla perderà il lavoro dai nove ai quindici anni dopo l’inizio della malattia e che passano circa sette anni prima che ci sia la necessità di diminuire l’impegno lavorativo, per esempio passando da un lavoro a tempo pieno a uno part-time. Inoltre, per i lavoratori con disabilità è spesso necessario adattare le condizioni di lavoro allo stato di salute. I medici competenti possono fare molto per facilitare la permanenza sul luogo di lavoro, approfondendo con la persona interessata le sue disabilità nell’ambito della visita di idoneità,  eventualmente chiesta anche dalla stessa persona malata. Possono individuare con lei e con il datore di lavoro i “ragionevoli accomodamenti”, esplicitamente recepiti dalla legislazione italiana, in ottemperanza alla Convenzione delle Nazioni Unite del 2006 sulle persone con disabilità.

      Che cos'è l'accomodamento ragionevole

      Accomodamento ragionevole” indica le modifiche e gli adattamenti necessari e appropriati che non impongano un carico sproporzionato o eccessivo, ove ve ne sia necessità in casi particolari, per assicurare alle persone con disabilità il godimento e l’esercizio, su base di eguaglianza con gli altri, di tutti i diritti umani e libertà fondamentali, incluso quello al lavoro (Convenzione ONU, art. 2 Definizioni). Una delle fonti più utili di esempi di “accomodamenti disponibili” che propone suggerimenti/informazioni specifiche per le diverse patologie e attività lavorative, suddividendo gli accomodamenti in base alla sintomatologia e al tipo di attività svolta, è il servizio di consulenza online Job Accommodations Network (JAN), dello US Department of Labor’s Office of Disability Employment Policy. L’INAIL ha tradotto e adattato la parte specifica relativa alla sclerosi multipla.

      Gestire l’incertezza

      La dottoressa Pieraccini ha 30 anni, si è specializzata in Medicina del lavoro e ha da poco iniziato a lavorare come medico competente per uno studio legale con 16 dipendenti. Il precedente medico, andato in pensione e che le ha passato le consegne, l’aveva rassicurata: “Il lavoro è relativamente semplice, perché i dipendenti sono pochi, piuttosto giovani, in salute, fanno lavoro d’ufficio e i rischi sono limitati. Nulla a che vedere con gli anni che ho trascorso come medico del Lavoro per la grande fonderia che c’era fuori città, con il rischio di incidenti, le malattie professionali e gli operai che avevano poche nozioni di igiene e prevenzione... Però era un lavoro di grande soddisfazione, gli operai mi ascoltavano e anche la direzione, mentre qui sono quasi tutti laureati in legge e sembra che sappiano tutto loro. E poi la normativa che continua a cambiare e tutto che deve essere fatto online: io ho fatto la mia parte e ora tocca a te. Vedrai che ti troverai bene, ma non dare troppa confidenza!”
      Sara nei primi mesi non ha avuto difficoltà, ma ha appena ricevuto una telefonata dall’avvocata Paola Solari, che le ha chiesto un appuntamento per discutere la sua situazione. Le ha detto solamente: “Dottoressa, ho bisogno di aiuto. Mi hanno appena fatto una diagnosi che mi ha fatto crollare il mondo addosso: sclerosi multipla. Sono nel panico e non so cosa mi succederà, anche per il lavoro. Non me l’aspettavo  proprio!”

      La dottoressa Pieraccini si preoccupa perché di sclerosi multipla non sa molto, ma rassicura la donna e le fissa un appuntamento dopo un paio di giorni per documentarsi in anticipo sulla malattia e su come può essere applicata la normativa per i lavoratori disabili

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      Un nuovo modo di formarsi in medicina del lavoro

      Con il programma MeLa Flash si offre un programma di formazione in medicina del lavoro.

      corsi FAD sono circa una decina all'anno, hanno la caratteristica di essere sintetici (due crediti ECM a corso), in modo da consentire una formazione flessibile che non imponga di affrontare corsi troppo impegnativi in termini di tempo o dai contenuti difformi tra loro.

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        Le nanotecnologie sul luogo di lavoro: un rischio emergente

        Titolo: Le nanotecnologie sul luogo di lavoro: un rischio emergente (codice ECM 387252)
        Destinatari:
        tutti gli operatori sanitari
        Scadenza:
        04-06-2024
        Crediti:
        2
        Costo:
        20 €
        Programma:
        MeLa Flash
        Valutazione dei partecipanti (61 valutazioni):
        8/10 rilevanza
        9/10 qualità
        8/10 efficacia

        Perché seguire questo corso FAD ECM sulle nanotecnologie

        L'impiego delle nanotecnologie è sempre più diffuso nel mondo del lavoro, ma non sempre si hanno informazioni sui rischi per la salute connessi alla loro produzione e al loro utilizzo. Questo corso FAD mira a fornire le conoscenze di base sui nanomateriali e sul loro impatto in ambito lavorativo.

        Che cos'è un nanomateriale

        La Commissione europea, attraverso la Raccomandazione 2011/696/EU, definisce un nanomateriale “Un materiale naturale, derivato o fabbricato contenente particelle allo stato libero, aggregato o agglomerato e in cui, per almeno il 50% delle particelle nella distribuzione dimensionale numerica, una o più dimensioni esterne siano comprese fra 1 nm e 100 nm”. Per particella si intende una parte minuscola di materia ben definita: le particelle formano aggregati quando si fondono insieme o stringono legami forti tra loro; formano invece agglomerati quando stringono legami deboli senza modificare la somma delle loro aree.

        L’alto rapporto superficie/volume dei nanomateriali determina un aumento della reattività e della capacità di formare legami, date anche dalla presenza di alterazioni nanometriche strutturali di cui è difficile prevedere le conseguenze per la salute e per l’ambiente rispetto a sostanze analoghe già note. Molti nanomateriali possono contenere impurità, che devono essere tenute in considerazione, formatesi durante le fasi di produzione.
        Le nanoparticelle si possono trovare poi in diverse fasi: gassosa, liquida, in polvere o integrate in una matrice solida; anche la forma e la struttura possono variare (per esempio i fullereni sono sferici mentre i nanotubi di carbonio a singola parete sono cilindrici). Il “profilo di pericolo” di ciascuna sostanza dipende dunque in buona parte dai fattori intrinseci chimico-fisici della sostanza stessa.

        Il rischio emergente

        Secondo quanto stabilito dall’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro (EU-OSHA) quello legato ai nanomateriali è un rischio "emergente" poiché risponde ai caratteri di novità e di crescita:

        • è un rischio nuovo, poiché la tecnologia non esisteva prima, e perché solo più di recente ci si è posti il problema scientifico della sua sicurezza;
        • è un rischio in crescita, perché sono sempre maggiori gli ambiti di utilizzo di nanomateriali, la probabilità di esposizione, e il numero di operatori impiegati nel settore.

        I processi di fabbricazione di nanomateriali in fase gassosa o la presenza di polveri portano con sé un maggior rischio di rilascio di nanoparticelle: per questo motivo, il principale sito di rischio di esposizione è quello polmonare, considerata l’alta probabilità di inalazione di materiali.

        La nanosicurezza e il rischio emergente

        Il convegno annuale dedicato agli specialisti in medicina del lavoro ha, anche questa volta, un calendario ricco di interventi interessanti e di grande attualità.
        “Buongiorno a tutti. Sono contento di vedere un pubblico così numeroso e così eterogeneo… cercherò di non essere noioso, mi scuso in anticipo se per qualcuno dirò cose scontate, ma ritengo sia giusto dare il quadro generale a tutti”. Il medico del lavoro è uno dei relatori del pomeriggio, e con la sua voce squillante e un atteggiamento deciso si presenta al pubblico mentre apre la propria presentazione. “Salute e sicurezza sul luogo di lavoro: le nanotecnologie come rischio emergente” è il titolo che spicca in grande, mentre egli si arma di puntatore laser. “Partiamo quindi dalle basi: pur essendo ormai così diffuso, se non alla moda, il termine ‘nanotecnologie’ nel linguaggio comune lascia aperte alcune ambiguità, ed è quindi necessario fare chiarezza.
        Diamo giusto qualche definizione…” dice passando rapidamente alla seconda diapositiva.

        [...] Scopri come procede la storia nel corso

        Un nuovo modo di formarsi in medicina del lavoro

        Con il programma MeLa Flash si offre un programma di formazione in medicina del lavoro.

        corsi FAD sono circa una decina all'anno, hanno la caratteristica di essere sintetici (due crediti ECM a corso), in modo da consentire una formazione flessibile che non imponga di affrontare corsi troppo impegnativi in termini di tempo o dai contenuti difformi tra loro.

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          Dermatite occupazionale negli operatori sanitari

          dermatite

          Titolo: Dermatite occupazionale negli operatori sanitari (codice ECM 378169)
          Destinatari:
          tutti gli operatori sanitari
          Scadenza:
          31-12-2023
          Crediti:
          2
          Costo:
          20 €
          Programma:
          MeLa Flash
          Valutazione dei partecipanti (176 valutazioni):
          8/10 rilevanza
          9/10 qualità
          8/10 efficacia

          Perché un corso sulla dermatite degli operatori sanitari

          Tra i lavoratori, gli operatori sanitari sono quelli più a rischio di dermatite. Questo breve corso è raccomandato a tutti gli operatori sanitari perché offre informazioni chiare e sintetiche sui fattori di rischio e sulla gestione della dermatite occupazionale. Il corso si inserisce in un momento storico particolare in quanto con la recente pandemia ha portato a un maggiore utilizzo dei guanti per periodi prolungati e al frequente lavaggio delle mani. Questi comportamenti, sebbene virtuosi, possono favorire un aumento del rischio della dermatite.

          Dermatite e lavoro: incidenza e prevalenza

          Tra le malattie cutanee professionali la dermatite da contatto è la più frequente (70-95% dei casi nei paesi occidentali).
          L’incidenza stimata utilizzando i registri delle malattie professionali è di 0,6-6,7 casi per 10.000 anni-persona ma sale a 15,9-780 casi per 10.000 anni-persona se si utilizzando i dati ricavabili dagli studi di
          coorte. Questo notevole divario deriva dal fatto che i registri includono solo i casi di gravità clinica significativa oggetto di valutazione con test epicutaneo (patch test).
          Le stime di prevalenza indicano 11-86 casi per 100.000 lavoratori, ma è verosimile una sotto notifica.
          Secondo i dati italiani pubblicati nel 2021 dall’Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro (INAIL) la dermatite da contatto pesa per l’82% delle malattie cutanee professionali (88% se si considerano solo i lavoratori più giovani, fino ai 35 anni d’età).
          Il gruppo di studio NEICDG (North-East Italy Contact Dermatitis Group) ha raccolto a partire dal 1996 in 8 centri di Dermatologia o di Medicina del lavoro i dati (questionario individuale, familiare, occupazionale e patch test) relativi a 30.000 lavoratori sopra i 15 anni d’età, che hanno permesso di stabilire che nel 10% dei casi la dermatite da contatto è di origine professionale e in genere classificabile come forma atopica.
          La dermatite da contatto ha in genere una prognosi non buona, data la tendenza a persistere o recidivare nonostante i trattamenti (30-80% dei casi). È causa di perdita del lavoro in una quota significativa di
          lavoratori affetti (30-70%) e tende a persistere nel tempo.

          Prevenzione della dermatite da contatto

          Per la prevenzione della dermatite da contatto irritativa delle mani, gli idratanti usati da soli o in combinazione con creme barriera possono avere un effetto protettivo clinicamente importante, sia a lungo sia
          a breve termine. Non sembra invece clinicamente rilevante l’effetto protettivo delle creme barriera solari.
          Inoltre le creme da applicare prima del turno di lavoro non sono raccomandate per i lavoratori che indossano guanti in lattice, dal momento che possono favorire l’assorbimento di allergeni dai guanti stessi

          L’eccesso di zelo di Patty

          Patty, una operatrice sociosanitaria poco più che trentenne, a fine turno si dirige verso il cucinino del reparto di Medicina in cui lavora da quasi un anno per rifocillarsi con un caffè e scambiare due chiacchiere con la collega, prima di darsi consegna. Carlotta, di molti anni più grande, infermiera di grande esperienza, è già arrivata e la accoglie con un sorriso.
          “Ciao Patty, cos’è quell’aria imbronciata, ti sei svegliata con la luna storta oggi?” la punzecchia scherzosa.
          “Macché, magari fosse quello!” risponde l’amica “guarda come sono conciate le mie mani oggi!”.
          “Accidenti, ragazza mia!” esclama Carlotta osservando la pelle arrossata e desquamata. Ti fanno male? Prudono?”
          “Direi più bruciore che prurito”.
          “Eh, ma devi fare qualcosa questo è un eczema bello e buono!” dice l’infermiera.
          “Sì, lo so, me lo ha confermato anche la mia dottoressa, ci convivo da un bel po’ ma mentre prima andava e veniva negli ultimi mesi è fisso, così forte non mi era mai successo. Soprattutto il dolore non mi dà tregua ed è associato a un certo grado di prurito! Questa settimana ho dovuto fare più turni del solito, perché la nostra collega Camilla era in malattia e senz’altro ho esagerato con le procedure di igiene! Accidenti, ce l’aveva ben detto il dottor Rossetti, il medico del lavoro, durante il corso...”
          “Sì, l’avevo seguito anch’io, mi ricordo che aveva parlato di uno studio in cui erano stati presi in considerazione vari fattori, come per esempio quante volte al giorno ci si lava le mani, se si usa acqua calda o fredda, che disinfettanti si usano per le mani, se con alcol o senza”.
          “Sì, proprio così, tanto che io ho cercato di stare un po’ più attenta, ma nonostante ciò forse ho un po’ esagerato, visto che con la COVID di questi tempi non si sa mai, volevo sentirmi più protetta”.

          [...] Scopri come procede la storia nel corso

          Un nuovo modo di formarsi in medicina del lavoro

          Con il programma MeLa Flash si offre un programma di formazione in medicina del lavoro.

          corsi FAD sono circa una decina all'anno, hanno la caratteristica di essere sintetici (due crediti ECM a corso), in modo da consentire una formazione flessibile che non imponga di affrontare corsi troppo impegnativi in termini di tempo o dai contenuti difformi tra loro.

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            Alimentazione e lavoro

            Titolo: Alimentazione e lavoro (codice ECM 371544)
            Destinatari:
            tutti gli operatori sanitari
            Scadenza:
            31-12-2023
            Crediti:
            2
            Costo:
            20 €
            Programma:
            MeLa Flash
            Valutazione dei partecipanti (115 valutazioni):
            8/10 rilevanza
            9/10 qualità
            8/10 efficacia

            Perché seguire questo corso FAD ECM su alimentazione e lavoro

            Si dà spesso poca importanza al cibo sul lavoro, in realtà sul luogo di lavoro possono essere svolte diverse attività volte alla prevenzione, in particolare quelle rivolte alla modifica degli stili di vita tra cui un'alimentazione non sana o l'uso di alcol che può comportare gravi conseguenze sul lavoro anche a dosi piccole. Il pasto fuori casa nella pausa pranzo è un momento delicato per le scelte alimentari con un rischio elevato di ricorso a soluzioni nutrizionalmente scorrette. La mensa aziendale rappresenta al contrario un’opportunità per orientare al meglio queste scelte grazie a una proposta equilibrata da un punto di vista nutrizionale e per fare educazione alimentare.
            L’approccio multidisciplinare, coinvolgendo il medico competente, le Risorse umane, i lavoratori, il datore di lavoro e la società che gestisce la mensa aziendale è una soluzione molto efficace.

            Alcol e lavoro, meglio evitare

            L'alcol viene infatti definito fattore di rischio aggiuntivo in quanto va ad aggiungersi agli altri fattori di rischio amplificandone la portata, può causare una riduzione dell’integrità psico-fisica del lavoratore con possibili conseguenze sulla salute e la sicurezza di altre persone. Non è possibile definire quantità sicure, per cui vanno evitati anche bassi livelli di consumo come potrebbe essere un solo bicchiere di vino durante il pasto, che corrisponde comunque a un tasso di alcolemia pari a 0,2 g/l.
            È molto importante diffondere la percezione del rischio collegato al consumo di bevande alcoliche sia nella popolazione sia tra gli operatori sanitari. Un tempo si era soliti fare un distinguo tra uso e abuso.
            Questo tipo di lettura è ritenuta oggi scorretta e fuorviante e la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità parla sempre e solo in termini di consumo. Viene così ritenuto un rischio non solo l’alcol dipendenza o il consumo eccessivo di alcol, ma anche il bere come parte dello stile di vita. Vanno perciò evitate espressioni come consumo moderato, consumo responsabile o consumo sociale.

            Il ruolo del medico competente

            Compito essenziale del medico competente è la sorveglianza sanitaria. I programmi di WHP (Workplace Health Promotion) hanno l’obiettivo di accrescere la capacità dei lavoratori di controllare e migliorare il proprio stato di salute. La
            loro realizzazione non costituisce un obbligo di legge per i DL, tuttavia l’art. 25 del D.Lgs. 81/2008 ne riconosce la validità dei fini e pone tra gli obblighi del medico competente quello di collaborare, con il DL e l’RSPP, “alla attuazione e valorizzazione di programmi volontari di promozione della salute secondo i principi della responsabilità sociale”.
            I programmi di WHP si possono articolare su diversi punti:

            • accordi con la società che gestisce la mensa aziendale prevedendo una serie di interventi sull’offerta come l’introduzione di pane e pasta integrali, la riduzione del sale, l’aumento dell’offerta di frutta e verdura
            • prevedere una serie di cartelli in mensa con messaggi di promozione di corrette abitudini
            • intervento sulle macchinette distributrici privilegiando acqua e succhi di frutta non zuccherati al posto di bevande gasate e zuccherate, frutta secca o frutta fresca al posto delle merendine.

            I passi da seguire nell’organizzazione di un progetto di WHP prevedono:

            • la creazione di un gruppo di lavoro
            • la definizione degli obiettivi che si vogliono raggiungere
            • la stesura di un piano d’azione che deve essere monitorato, implementato e aggiornato tutte le volte che sia necessario.

            Menù a prezzo fisso con un bicchiere di vino

            Anna, operaia specializzata di un cantiere navale, si presenta al periodico controllo dal medico compente. Si conoscono da qualche anno e il dialogo tra i due è piacevolmente colloquiale.
            Anna entra nella stanza salutando: “Buongiorno, dottore, come sta? Ci rivediamo come ogni anno e se siamo ancora qui tutti e due significa che... va bene!”
            Il medico solleva la testa e sorride. Ricorda bene l’operaia, una persona solare e sempre di buon umore: “Anna, come sempre in forma e piena di spirito. Ti trovo bene, mi sembri anche dimagrita o sbaglio?”. La donna, compiaciuta dell’osservazione del medico, risponde: “Dottore, ho perso due chili! Mi fa molto piacere che se ne sia accorto, meno male. Allora si vede! Mio marito non ha notato nulla, ma quello ormai non mi guarda nemmeno, lasciamo perdere”.
            Il medico la guarda con espressione complice e divertita, poi controlla la cartella dell’operaria: 56 anni, valori nella norma, nessuna patologia cronica, nessun problema particolare se non qualche chilo di troppo legato alla menopausa. Tra sé e sé pensa che se fossero tutti così i suoi pazienti il suo lavoro sarebbe molto più semplice: “Anna, ci sono novità, hai qualcosa da segnalarmi?”.
            “Nulla, dottore, grazie a Dio nessun problema. Ho troppe cose da fare e preoccupazioni tra marito, figli, lavoro e la casa. Cucina, lava, stira. Noi donne abbiamo due lavori, dottore. Per non parlare di mia suocera, non fa niente perché, dice lei, è anziana. Secondo me sta benissimo. In compenso critica tutto quello che faccio io. Insomma, non ho tempo per star male. Lo sa, dottore, quando sto davvero bene? Al lavoro. Quello che faccio mi piace e poi ho tanti amici tra i colleghi. Se finiamo velocemente, li raggiungo in trattoria. Ha presente la nuova trattoria vicino al cantiere, quella che hanno appena aperto? L’ha già provata, dottore?”
            Il medico si toglie gli occhiali e si rilassa “No, in realtà”. Anna piena di entusiasmo continua “Deve provarla. Si mangia benissimo. Piatti genuini e cucinati bene. E poi il prezzo è ottimo: 10 euro a prezzo fisso. Primo, secondo, contorno, caffè e pure un bel bicchiere di vino”. Il medico rimette gli occhiali. Le ultime parole della donna suonano come un piccolo campanello di allarme...

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            Un nuovo modo di formarsi in medicina del lavoro

            Dopo il successo del programma di formazione a distanza MeLA per i medici del lavoro, si è deciso di rendere la formazione più rapida e immediata con il programma MeLa Flash.

            corsi FAD sono circa una decina all'anno, più sintetici (due crediti ECM a corso), in modo da consentire una formazione flessibile che non imponga di affrontare corsi troppo impegnativi in termini di tempo o dai contenuti difformi tra loro.

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