Fertilità e sterilità: le conoscenze per le applicazioni pratiche

Titolo: Fertilità e sterilità: le conoscenze per le applicazioni pratiche (codice ECM 370480)
Destinatari: tutti gli operatori sanitari
Scadenza: 31-12-2023
Crediti: 5
Costo: 40 €
Programma: FADO
Valutazione dei partecipanti (216 valutazioni):
8/10 rilevanza
9/10 qualità
8/10 efficacia

Fertilità, un problema in crescita

Dal 2008 i dati ISTAT mostrano in Italia una riduzione delle nascite e un incremento dell’età materna alla prima gravidanza. Le donne italiane sono in assoluto in Europa le più vecchie al primo figlio e quelle che partoriscono meno entro i 24 anni. Le donne straniere che vivono in Italia partoriscono un po’ prima e di più delle donne italiane ma l’aumentare dell’integrazione, il crescere del lavoro femminile all’interno della coppia e il persistere di svantaggi economici e sociali fa sì che l’età delle donne straniere al momento del parto e il numero dei figli si stiano avvicinando a quello delle donne italiane.

L’impossibilità di avere figli è sempre stato un problema in tutte le società ed è stato affrontato nel corso dei secoli in maniere diverse: dai riti propiziatori e religiosi, alle famiglie allargate, all’adozione. La nostra società ed epoca conosce molti meccanismi della fecondazione e della fertilità e ha a disposizione nuove tecnologie, con possibilità, limiti, rischi e costi.
I professionisti sanitari devono essere in grado di orientare correttamente, con gradualità e senza medicalizzazioni eccessive le coppie con problemi di fertilità. Altrettanto importante è che i pediatri e i medici di famiglia, ma anche le ostetriche, gli assistenti sanitari, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari abbiano conoscenze di base sulla fertilità per poter effettuare una educazione sanitaria e una prevenzione primaria efficace nei confronti dei genitori, degli adolescenti e in generale di tutta la popolazione.

Quali elementi possono interferire sulla fertilità?

Stile di vita

Seguire uno stile di vita sano è utile per migliorare la salute in generale, la longevità, ridurre il rischio cardiovascolare e oncologico, ma anche per preservare la fertilità (o comunque per migliorarla in chi cerca una gravidanza). Gli operatori sanitari hanno il dovere etico di informare affinché le persone possano, se lo vogliono, compiere le scelte più adeguate (empowerment) per una vita sana tenendo in considerazione che i fattori di rischio ambientali, sociali e psicologici possono essere per definizione modificati dalla persona, con minore o maggiore difficoltà.

In ambito di fertilità, la prevenzione più efficace è sicuramente quella primaria e dovrebbe essere iniziata nell’infanzia e soprattutto nell’adolescenza, perché molti comportamenti a rischio esordiscono in questa fase della vita. E’ importante che l’operatore sanitario sappia ascoltare le domande degli adolescenti e li informi correttamente sulle conseguenze dei comportamenti.

Inquinamento ambientale

L’inquinamento atmosferico ha un impatto negativo sulla gametogenesi di entrambi i sessi, oltre che sullo sviluppo embrionale, anche se è difficile identificare il ruolo di inquinanti specifici perché negli studi epidemiologici la popolazione è esposta contemporaneamente a più sostanze inquinanti. I meccanismi che causano alterazioni della fertilità non sono del tutto compresi, ma si ipotizzano disturbi ormonali, stress ossidativo, alterazioni del DNA cellulare e alterazioni epigenetiche, probabilmente in sinergia fra loro.

Contraccezione ormonale

L’assunzione di contraccettivi ormonali non causa infertilità, anzi sembra possa salvaguardare la fertilità femminile

Le risposte del corso FAD

Il corso si concentra sulla prevenzione della sterilità e la sua gestione, si troveranno risposte ai seguenti temi:

  • Dati epidemiologici
  • Fisiologia femminile della fertilità
  • Fisiologia maschile della fertilità
  • Elementi che possono interferire sulla fertilità
  • Cause dell'infertilità
  • Patologie che possono ridurre la fertilità
  • Iter diagnostico per la coppia
  • Procreazione medicalmente assistita

Le risposte a queste e altre domande si trovano nel dossier del corso FAD Fertilità e sterilità: le conoscenze per le  applicazioni pratiche.

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    I conflitti di interesse in medicina

    Titolo: I conflitti di interesse in medicina (ID ECM 370479)
    Destinatari: tutti gli operatori sanitari
    Scadenza: 31-12-23
    Crediti: 3
    Costo: 15 €
    Programma: CliniFAD
    Valutazione dei partecipanti (250 valutazioni):
    8/10 rilevanza
    9/10 qualità
    8/10 efficacia

    Che cosa sono i conflitti di interesse in medicina

    Un conflitto di interesse esiste quando un giudizio professionale riguardo a un interesse primario (per esempio il benessere del paziente o la validità di una ricerca) può essere influenzato da un interesse secondario (per esempio un guadagno economico). Il conflitto di interesse non è un comportamento ma una condizione che deve sempre essere resa palese.

    In ambito medico si è cominciato a parlare di conflitti d’interesse nel mondo anglosassone all’inizio degli anni ottanta del secolo scorso. In particolare nell’ottobre del 1980 il New England Journal of Medicine pubblica un editoriale dal titolo autoesplicativo: “The new medical-industrial complex”, nel quale si espongono i rischi legati ai conflitti d’interesse. Nel tempo il concetto di conflitti d’interesse si è evoluto tanto da generare anche interpretazioni addirittura opposte, secondo le quali non si deve più parlare di conflitti d’interesse ma di confluenza di interessi: per esempio, partendo dal presupposto del tutto discutibile, che aziende farmaceutiche, ricercatori e medici abbiano tutti il comune obiettivo della salute del paziente, allora i diversi interessi non sono in contrasto tra loro, ma anzi coincidono.
    In realtà è sbagliato il presupposto di partenza, che cioè tutti gli attori abbiano interessi comuni: per esempio le aziende farmaceutiche sono società di capitale e quindi il loro interesse primario è la remunerazione dei soci che hanno investito i capitali, che poi ciò sia fatto nel mondo della salute non è rilevante per il nostro ragionamento. Non esistono quindi interessi coincidenti come qualcuno vorrebbe sostenere per sciogliere il nodo dei conflitti d’interesse.

    Finanziamenti della ricerca e risultati, quale influenza

    Gli studi sponsorizzati raggiungono più spesso un esito favorevole per il farmaco oggetto della ricerca rispetto a quelli che non ricevono finanziamenti privati, pur avendo una buona se non ottima qualità metodologica. Sono ormai molti i lavori in letteratura che confermano questa osservazione. E ciò non accade solo per i farmaci.

    Vari lavori hanno dato risposta a questa domanda. Il primo in ordine di tempo risale al 1998 e riguarda i calcioantagonisti che allora erano stati da poco immessi sul mercato.
    Un gruppo di ricercatori canadesi ha condotto una revisione degli studi condotti fino a quel momento su questa classe di farmaci. Sono stati identificati 70 studi, suddivisi dagli autori in base al loro esito: studi che sostenevano l’efficacia dei calcioantagonisti (30 in totale), studi che erano critici nei confronti dell’uso dei calcioantagonisti (23 in totale) e studi neutri nei quali i risultati non erano sbilanciati né in un senso né nell’altro. Ebbene il 96% degli studi a favore dei calcioantagonisti erano stati fatti grazie ai fondi delle aziende farmaceutiche produttrici, mentre solo il 37% degli studi critici aveva ricevuto fondi dalle stesse. Sembrerebbe quindi che la presenza di un finanziamento possa in qualche modo orientare i risultati finali degli studi (ovviamente a parità di qualità degli stessi).

    Occorre precisare che nel mondo della medicina gli attori che hanno interessi sono molteplici: aziende farmaceutiche, ma anche ricercatori, giornalisti, editori, società scientifiche, associazioni di malati, istituzioni pubbliche. E’ bene conoscere le dimensioni dei possibili conflitti d’interesse e i modi per ridurne le conseguenze.

    A chi è dedicato questo corso ECM?

    Il corso ECM è rivolto a tutti gli operatori sanitari

    Le risposte per la pratica quotidiana

    In questo corso FAD troverai risposta ai seguenti qiesiti

    • Che cosa sono i conflitti di interesse?
    • I risultati delle ricerche possono essere influenzati dai finanziamenti ricevuti?
    • I conflitti di interesse possono influenzare le attività di prescrizione dei medici?
    • Chi sono gli attori in gioco?

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      Microbioma e microbiota nel sano e nel malato

      Titolo: Microbioma e microbiota nel sano e nel malato (ID ECM 378993)
      Destinatari: tutti gli operatori sanitari
      Scadenza: 09-03-24
      Crediti: 9
      Costo: 45 €
      Programma: CliniFAD
      Valutazione dei partecipanti (58 valutazioni):
      8/10 rilevanza
      9/10 qualità
      8/10 efficacia

      Perché è utile seguire un corso sul microbioma

      Sempre più spesso il microbioma è visto come causa o concausa nello sviluppo di molte malattie e sempre di più vengono raccomandati probiotici per riequilibrare la flora batterica. Questo corso fa il punto su quanto emerge dalla letteratura scientifica offrendo un punto di vista indipendente senza alcuna influenza da parte di sponsor.

      Microbioma e microbiota: facciamo chiarezza

      Con microbioma alcuni autori intendono una comunità microbica complessa, che occupa un ecosistema ben definito e che ha proprietà fisico-chimiche definite. Per essere più precisi però il termine non si riferisce semplicemente ai microrganismi in sé, bensì anche al loro “teatro di attività”, includendo con ciò anche la loro nicchia biologica, le condizioni dell’ambiente in cui vivono (incluse le cellule dell’ospite con cui sono in stretto contatto, per esempio quelle dell’epitelio intestinale, o i componenti immunitari), l’insieme dei loro genomi, dei trascritti e dei prodotti metabolici e strutturali.
      Secondo altri autori, invece, con microbioma si intende solo il patrimonio genetico dei batteri di una determinata comunità.

      Alcuni autori designano con il termine microbiota una comunità di microrganismi che occupa un ecosistema ben definito, le cui specie sono generalmente identificate mediante analisi genetica. Contrariamente al microbioma, il microbiota può infatti essere studiato separatamente, in quanto non tiene conto delle interazioni tra singoli microrganismi e tra essi e l’ospite.

      Le funzioni

      Il microbioma svolge per l’organismo umano numerose attività:

      • è implicato nel catabolismo di alcune molecole, tra cui i nutrienti della dieta, motivo per cui è una componente attiva del processo di digestione;
      • partecipa alla bioconversione di alcuni farmaci o xenobiotici in generale, specie quelli assunti per via orale, modificandone la biodisponibilità;
      • contribuisce a potenziare alcune vie metaboliche nelle cellule umane (come la conversione dei sali biliari);
      • ha un ruolo esclusivo nella sintesi di alcune molecole (per esempio, la vitamina K2);
      • ha un’azione trofica per alcune cellule come gli enterociti;
      • ha un ruolo importante nella modulazione del sistema immunitario e della tolleranza immunologica.

      In generale, la presenza di popolazioni microbiche non patogene sulla superficie delle mucose garantisce un buon mantenimento dell’omeostasi dei tessuti e una protezione ottimale da microrganismi potenzialmente dannosi, che spesso proprio attraverso le mucose trovano una facile via d’accesso all’organismo.

      A chi è dedicato questo corso ECM?

      Il corso ECM è rivolto a tutti gli operatori sanitari

      Le risposte per la pratica quotidiana

      In questo corso FAD acquisirai informazioni evidence based che ti saranno utili per la pratica quotidiana, in particolare troverai informazioni sui seguenti aspetti:

      • Che cos'è il microbioma
      • Le funzioni del microbioma
      • Il microbioma nel sano
      • Il microbioma nel malato
      • Terapie
        • Il trapianto di microbioma fecale
        • I probiotici e i prebiotici

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        L’esame della vista in medicina del lavoro

        Titolo: L'esame della vista in medicina del lavoro (codice ECM 385716)
        Destinatari:
        medici, tecnici della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro, ortottisti/assistenti di oftalmologia e tecnici di neurofisiopatologia
        Scadenza:
        07-05-2024
        Crediti:
        2
        Costo:
        20 €
        Programma:
        MeLa Flash
        Valutazione dei partecipanti (116 valutazioni):
        8/10 rilevanza
        8/10 qualità
        8/10 efficacia

        Perché seguire questo corso FAD ECM sull'esame della vista

        Questo corso rientra nella serie dedicata agli esami a disposizione in medicina del lavoro, dopo quelli sulla spirometria, l'elettrocardiogramma e l'audiometria. Fornisce le informazioni necessarie per svolgere l'esame della vista sul luogo di lavoro.

        L'esame dell'acuità visiva

        L’acutezza o acuità visiva (AV, i due termini sono sinonimi) è una delle abilità primarie del sistema visivo ed è spesso utilizzata come unico parametro per indicarne l’integrità.
        L’esame dell’acuità visiva valuta contemporaneamente l’integrità dei mezzi diottrici, i meccanismi di costrizione pupillare, la capacità di focalizzare l’immagine sulla fovea, la capacità di ricercare i dettagli e di valutare la direzione.
        Il metodo tradizionalmente in uso per la quantificazione della capacità visiva prevede il coinvolgimento attivo del paziente, cui viene chiesto di distinguere caratteri e forme di dimensione definita, a una certa distanza e con un contrasto elevato: un soggetto ha una buona visione (o un’elevata acuità visiva) se distingue correttamente un carattere di piccola dimensione a una grande distanza di osservazione.

        La procedura

        Il materiale occorrente per un’efficace misurazione dell’acuità visiva comprende:

        • tavola ottotipica
        • montatura di prova, cassetta lenti oftalmiche con occlusore
        • metro per misurare la distanza d’esame
        • tabella per la registrazione dei risultati.

        L’acuità deve essere misurata:

        • con correzione ottica e senza (naturale)
        • per lontano (4 metri) e per vicino (40 cm).

        Si occlude il primo occhio, dopodiché si chiede al soggetto esaminato di denominare i simboli partendo dall’alto e procedendo verso il basso.
        Si procede con le righe successive se sono stati correttamente riconosciuti almeno 3 simboli su 5, mentre se vengono letti meno di 3 simboli su 5 ci si ferma. L’obiettivo è raggiungere la migliore acuità visiva con la migliore correzione ottica gradita dal paziente (BCVA, best corrected visual acuity).
        Si annota quindi l’acuità visiva della riga di cui si sono letti almeno 3 simboli e quanti simboli della stessa riga sono stati letti (per esempio 3/5 se il soggetto ha letto 3 lettere su 5 totali).
        Inoltre si annota anche quanti simboli della riga successiva sono stati riconosciuti, aggiungendo alla precedente notazione +1 o +2 (per esempio AV: 7/10+2)

        Carlo, il carrellista

        Carlo, carrellista quarantaduenne in un’azienda alimentare da 5 anni, aspetta la metropolitana con il figlio di ritorno da scuola.
        “Certo Filippo che ultimamente la metro è sempre in ritardo o salta alcune corse” borbotta Carlo spazientito dopo aver letto i minuti d’attesa sul tabellone.
        “Cosa dici papà? Là in alto è riportato che il prossimo treno passerà tra 1 minuto” risponde perplesso il figlio.
        “Filippo probabilmente ti stai sbagliando, ho appena letto 10 minuti” ribatte pretenzioso il padre.
        “Avrai letto male, ti stai sbagliando” risponde Filippo.
        Carlo inizia a preoccuparsi, questa è per lui una conferma. Non è la prima volta che ha problemi a leggere cartelli in lontananza. Ormai negli ultimi mesi anche al lavoro ha difficoltà nel leggere le indicazioni che prima coglieva in un batter d’occhio. Decide quindi di prendere un appuntamento con il medico competente dell’azienda.
        “Buongiorno, Carlo, come mai questa visita?” lo accoglie il medico.
        “Buongiorno, sono un po’ preoccupato: negli ultimi mesi ho difficoltà a vedere scritte lontane e sul lavoro perdo spesso dettagli che invece i miei colleghi colgono in un attimo. Visto che guido il muletto non vorrei prima o poi combinare qualche guaio in azienda!”
        Il medico sottopone Carlo alla valutazione dell’acuità visiva da lontano, controllando in particolare modo se è presente una riduzione dell’acuità visiva legata a errori refrattivi non corretti.
        Alla luce dei risultati il medico decide di eseguire anche la valutazione della capacità visiva a distanza prossimale, la valutazione della sensibilità al contrasto e la valutazione della stereopsi.
        “Direi che lei ha un astigmatismo, per la precisione un difetto di rifrazione, un astigmatismo ipermetropico” dice il medico annotando gli esiti della sua valutazione in cartella.
        “Cose difficili per me, ma niente di grave, spero?” chiede Carlo un po’ preoccupato.
        “Assolutamente no, glielo spiego subito. Si tratta di un disturbo della vista determinato dall’anatomia del suo occhio che, a un certo punto, intorno alla sua età può peggiorare di quel tanto da dare sintomi”.
        “Ma se non ci vedrò più come prima, come faccio con il mio lavoro?” [...] Scopri come procede la storia nel corso

        Un nuovo modo di formarsi in medicina del lavoro

        Con il programma MeLa Flash si offre un programma di formazione in medicina del lavoro.

        corsi FAD sono circa una decina all'anno, hanno la caratteristica di essere sintetici (due crediti ECM a corso), in modo da consentire una formazione flessibile che non imponga di affrontare corsi troppo impegnativi in termini di tempo o dai contenuti difformi tra loro.

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          Valutazione e monitoraggio del rischio biologico sul lavoro

          Titolo: Valutazione e monitoraggio del rischio biologico sul lavoro (codice ECM 382088)
          Destinatari:
          tutti gli operatori sanitari
          Scadenza:
          02-04-2024
          Crediti:
          2
          Costo:
          20 €
          Programma:
          MeLa Flash
          Valutazione dei partecipanti (103 valutazioni):
          8/10 rilevanza
          9/10 qualità
          8/10 efficacia

          Perché seguire questo corso FAD ECM sul rischio biologico

          Il rischio biologico è comune a molte attività lavorative e gli operatori devono essere informati su come ridurlo o prevenirlo nelle varie situazioni. Le nuove linee guida ILO, alla base del corso, forniscono raccomandazioni pratiche al riguardo.

          Il rischio di legionellosi

          Molti studi hanno dimostrato l’ampia diffusione del genere Legionella nei sistemi idrici delle strutture turistico-recettive e termali.
          Gli stabilimenti e gli alberghi termali, in ambienti diversi da quelli dedicati alle cure, da anni ormai integrano l’offerta delle prestazioni terapeutiche con quelle più propriamente di benessere. Le prestazioni comprendono: bagni con idromassaggio, docce filiformi, “docce francesi”, bagno turco, sauna, fanghi,
          massaggi, piscine con zone con idromassaggio. Le caratteristiche della microflora tipica delle acque termali e il fatto che queste siano utilizzate a temperature per lo più comprese tra i 30 e i 40°C costituiscono condizioni favorenti lo sviluppo e la sopravvivenza di Legionella.
          Fra le apparecchiature e cure termali per le quali maggiore è il rischio di trasmissione vi sono anche i bagni con idromassaggio. Analogamente, rappresentano una fonte di pericolo tutte le prestazioni, erogate con acqua termale o non termale, nei reparti “benessere” degli stabilimenti termali che comportano la formazione di aerosol.

          Prevenzione del rischio di legionellosi nelle strutture turistiche

          Per un’efficace prevenzione del rischio biologico nelle strutture turistiche è d’obbligo che il gestore di ogni struttura effettui con periodicità (biennale, preferibilmente annuale) la valutazione del rischio di legionellosi.
          La valutazione deve essere effettuata da una figura competente (per esempio igienista, microbiologo, ingegnere con esperienza specifica, eccetera).
          Una corretta valutazione del rischio correlato a una struttura turistico-recettiva deve partire da un’ispezione degli impianti a rischio supportata, qualora disponibili, dagli schemi d’impianto aggiornati.
          Tale analisi ispettiva deve essere finalizzata a individuare i punti critici di ciascun impianto a rischio, in considerazione delle condizioni di esercizio e manutenzione.
          Il rischio di legionellosi dipende da vari fattori, tra cui:

          • temperatura dell’acqua compresa tra 20 e 50°C
          • presenza di tubazioni con flusso d’acqua minimo o assente (tratti poco o per nulla utilizzati della rete, utilizzo saltuario delle fonti di erogazione)
          • utilizzo stagionale o discontinuo della struttura o di una sua parte
          • caratteristiche e manutenzione degli impianti e dei terminali di erogazione (pulizia, disinfezione)
          • caratteristiche dell’acqua di approvvigionamento a ciascun impianto (fonte di erogazione, disponibilità di nutrimento per Legionella, presenza di eventuali disinfettanti)
          • vetustà, complessità e dimensioni dell’impianto
          • ampliamento o modifica dell’impianto esistente (lavori di ristrutturazione)
          • utilizzo di gomma e fibre naturali per guarnizioni e dispositivi di tenuta
          • presenza e concentrazione di Legionella, evidenziata a seguito di eventuali pregressi accertamenti ambientali (campionamenti microbiologici).

          L'entusiasmo del medico competente

          Renzo Aspertilli, giovane medico competente rientra al lavoro dopo un periodo di assenza per aggiornamento, pieno di energia e di nuove idee da mettere a punto nelle aziende che segue.
          “Buongiorno Renzo, bentornato, come va?” lo saluta l’ingegner Toffano, titolare di un’industria cartaria.
          “Benissimo” risponde Renzo con gli occhi che brillano “non ha idea, caro ingegnere, di quante novità interessanti abbiano parlato al Congresso, non vedo l’ora di organizzare un corso di aggiornamento per tutti i dipendenti e anche per i responsabili di ciascun settore e i dirigenti, compreso lei, si intende!”
          “Ottimo, bravo Renzo!” lo loda Toffano “e mi dica, di cosa ci parlerebbe? Ancora una volta della valutazione del rischio?” chiede con un filo di ironia il titolare che sa essere quello il pallino del dottor Aspertilli.
          “Ça va sans dire” risponde il medico che non fa caso al tono della domanda. “Dobbiamo assolutamente parlare del rischio biologico” chiarisce il medico “non ha idea di quante novità e indicazioni utili siano emerse al congresso!”
          “Mmhh” mugugna l’ingegnere, poco convinto “e cioè?”
          “Il convegno internazionale si è svolto a Ginevra, per cinque giorni, presso la International Labour Organization (ILO), ovvero l’Organizzazione Internazionale del lavoro. Durante il convegno sono state stilate validate le nuove linee guida sulla gestione dei rischi biologici sul posto di lavoro e sulle valutazioni del rischio con un approccio davvero innovativo” spiega convinto il medico. “Fra l’altro è un tema che coinvolge in primo piano proprio i datori di lavoro, come lei, che hanno un ruolo chiave al riguardo”.
          “Va bene Renzo, mi ha convinto, e so che mi posso fidare di lei” risponde il titolare dell’azienda “organizzi quando vuole questo corso”.

          [...] Scopri come procede la storia nel corso

          Un nuovo modo di formarsi in medicina del lavoro

          Con il programma MeLa Flash si offre un programma di formazione in medicina del lavoro.

          corsi FAD sono circa una decina all'anno, hanno la caratteristica di essere sintetici (due crediti ECM a corso), in modo da consentire una formazione flessibile che non imponga di affrontare corsi troppo impegnativi in termini di tempo o dai contenuti difformi tra loro.

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            L’ABC dell’ipertensione arteriosa

            Titolo: L'ABC dell'ipertensione arteriosa (ID ECM 383519)
            Destinatari: tutti gli operatori sanitari tranne medici e odontoiatri
            Scadenza: 12-04-24
            Crediti: 5
            Costo: 30 €
            Programma: CliniFAD
            Valutazione dei partecipanti (202 valutazioni):
            8/10 rilevanza
            9/10 qualità
            8/10 efficacia

            Perché seguire questo corso sull'ipertensione arteriosa?

            Secondo i dati dell'OMS negli ultimi 30 anni il numero di persone tra i 30 e i 79 anni ipertese è passato da circa 650 milioni a 1,28 miliardi, ma il 46% degli adulti è inconsapevole della sua condizione. Tutti gli operatori sanitari dovrebbero avere una conoscenza adeguata dell'ipertensione così da poter aiutare i pazienti a riconoscere il problema e mettere in atto le modifiche comportamentali che possono ridurre il rischio di dover ricorrere ai farmaci.

            Quali sono i meccanismi alla base dell'ipertensione arteriosa?

            Il mantenimento della pressione arteriosa a livelli fisiologici dipende dal volume di sangue, dalla gittata cardiaca e dal tono delle arterie e comporta il coinvolgimento di diversi meccanismi coordinati dal centro vasomotore situato nel midollo allungato. L’ipertensione primaria origina da una combinazione di fattori genetici, ambientali e dietetici. Gli studi genetici hanno identificato 120 loci associati alla regolazione della pressione arteriosa, ma in grado di fornire una spiegazione a solo il 3,5% delle forme di ipertensione primaria osservate. I meccanismi patogenetici sono estremamente complessi, si parla infatti di teoria del mosaico per sottolineare l’interazione e l’influenza reciproca di molteplici fattori nel determinare l’ipertensione arteriosa. Fattori che sempre più spesso vengono messo al centro di questo mosaico sono l’infiammazione e l’assunzione in eccesso di cloruro di sodio.

            Quali sono i fattori di rischio modificabili?

            La predisposizione genetica sembra essere il presupposto necessario per sviluppare l’ipertensione, ma da sola non è sufficiente. Occorre infatti che si aggiungano altri fattori come il consumo di sodio in eccesso. Tra i fattori di rischio più importanti su cui occorre intervenire fin da bambini per prevenire l’ipertensione ci sono senza dubbio: il sovrappeso, l’obesità, la scarsa attività fisica e la dieta non sana. In particolare occorre ridurre l’eccesso di sodio e correggere la carenza di potassio. Per la prevenzione l’OMS in particolare raccomanda di: consumare abitualmente frutta e verdura, rimanere attivi fisicamente, evitare il fumo, limitare l’assunzione di sale, di cibi ad alto contenuto di grassi e di alcol.

            A chi è dedicato questo corso ECM?

            Il corso ECM è rivolto a tutti gli operatori sanitari tranne medici e odontoiatri.

            Le risposte per la pratica quotidiana

            In questo corso FAD acquisirai informazioni evidence based e in particolare troverai risposta ai seguenti quesiti clinici assistenziali:

            1. Quanto è frequente l’ipertensione?
            2. Quali sono i meccanismi alla base dell'ipertensione?
            3. Come si misura la pressione arteriosa?
            4. Quale è l'inquadramento diagnostico
            5. Quali sono i fattori di rischio modificabili?
            6. Quali sono gli interventi non farmacologici per ridurre la pressione?
            7. Quali farmaci usare nell'ipertensione lieve?
            8. Quando occorre somministrare una terapia combinata?

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              Dermatite occupazionale negli operatori sanitari

              dermatite

              Titolo: Dermatite occupazionale negli operatori sanitari (codice ECM 378169)
              Destinatari:
              tutti gli operatori sanitari
              Scadenza:
              31-12-2023
              Crediti:
              2
              Costo:
              20 €
              Programma:
              MeLa Flash
              Valutazione dei partecipanti (176 valutazioni):
              8/10 rilevanza
              9/10 qualità
              8/10 efficacia

              Perché un corso sulla dermatite degli operatori sanitari

              Tra i lavoratori, gli operatori sanitari sono quelli più a rischio di dermatite. Questo breve corso è raccomandato a tutti gli operatori sanitari perché offre informazioni chiare e sintetiche sui fattori di rischio e sulla gestione della dermatite occupazionale. Il corso si inserisce in un momento storico particolare in quanto con la recente pandemia ha portato a un maggiore utilizzo dei guanti per periodi prolungati e al frequente lavaggio delle mani. Questi comportamenti, sebbene virtuosi, possono favorire un aumento del rischio della dermatite.

              Dermatite e lavoro: incidenza e prevalenza

              Tra le malattie cutanee professionali la dermatite da contatto è la più frequente (70-95% dei casi nei paesi occidentali).
              L’incidenza stimata utilizzando i registri delle malattie professionali è di 0,6-6,7 casi per 10.000 anni-persona ma sale a 15,9-780 casi per 10.000 anni-persona se si utilizzando i dati ricavabili dagli studi di
              coorte. Questo notevole divario deriva dal fatto che i registri includono solo i casi di gravità clinica significativa oggetto di valutazione con test epicutaneo (patch test).
              Le stime di prevalenza indicano 11-86 casi per 100.000 lavoratori, ma è verosimile una sotto notifica.
              Secondo i dati italiani pubblicati nel 2021 dall’Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro (INAIL) la dermatite da contatto pesa per l’82% delle malattie cutanee professionali (88% se si considerano solo i lavoratori più giovani, fino ai 35 anni d’età).
              Il gruppo di studio NEICDG (North-East Italy Contact Dermatitis Group) ha raccolto a partire dal 1996 in 8 centri di Dermatologia o di Medicina del lavoro i dati (questionario individuale, familiare, occupazionale e patch test) relativi a 30.000 lavoratori sopra i 15 anni d’età, che hanno permesso di stabilire che nel 10% dei casi la dermatite da contatto è di origine professionale e in genere classificabile come forma atopica.
              La dermatite da contatto ha in genere una prognosi non buona, data la tendenza a persistere o recidivare nonostante i trattamenti (30-80% dei casi). È causa di perdita del lavoro in una quota significativa di
              lavoratori affetti (30-70%) e tende a persistere nel tempo.

              Prevenzione della dermatite da contatto

              Per la prevenzione della dermatite da contatto irritativa delle mani, gli idratanti usati da soli o in combinazione con creme barriera possono avere un effetto protettivo clinicamente importante, sia a lungo sia
              a breve termine. Non sembra invece clinicamente rilevante l’effetto protettivo delle creme barriera solari.
              Inoltre le creme da applicare prima del turno di lavoro non sono raccomandate per i lavoratori che indossano guanti in lattice, dal momento che possono favorire l’assorbimento di allergeni dai guanti stessi

              L’eccesso di zelo di Patty

              Patty, una operatrice sociosanitaria poco più che trentenne, a fine turno si dirige verso il cucinino del reparto di Medicina in cui lavora da quasi un anno per rifocillarsi con un caffè e scambiare due chiacchiere con la collega, prima di darsi consegna. Carlotta, di molti anni più grande, infermiera di grande esperienza, è già arrivata e la accoglie con un sorriso.
              “Ciao Patty, cos’è quell’aria imbronciata, ti sei svegliata con la luna storta oggi?” la punzecchia scherzosa.
              “Macché, magari fosse quello!” risponde l’amica “guarda come sono conciate le mie mani oggi!”.
              “Accidenti, ragazza mia!” esclama Carlotta osservando la pelle arrossata e desquamata. Ti fanno male? Prudono?”
              “Direi più bruciore che prurito”.
              “Eh, ma devi fare qualcosa questo è un eczema bello e buono!” dice l’infermiera.
              “Sì, lo so, me lo ha confermato anche la mia dottoressa, ci convivo da un bel po’ ma mentre prima andava e veniva negli ultimi mesi è fisso, così forte non mi era mai successo. Soprattutto il dolore non mi dà tregua ed è associato a un certo grado di prurito! Questa settimana ho dovuto fare più turni del solito, perché la nostra collega Camilla era in malattia e senz’altro ho esagerato con le procedure di igiene! Accidenti, ce l’aveva ben detto il dottor Rossetti, il medico del lavoro, durante il corso...”
              “Sì, l’avevo seguito anch’io, mi ricordo che aveva parlato di uno studio in cui erano stati presi in considerazione vari fattori, come per esempio quante volte al giorno ci si lava le mani, se si usa acqua calda o fredda, che disinfettanti si usano per le mani, se con alcol o senza”.
              “Sì, proprio così, tanto che io ho cercato di stare un po’ più attenta, ma nonostante ciò forse ho un po’ esagerato, visto che con la COVID di questi tempi non si sa mai, volevo sentirmi più protetta”.

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              Un nuovo modo di formarsi in medicina del lavoro

              Con il programma MeLa Flash si offre un programma di formazione in medicina del lavoro.

              corsi FAD sono circa una decina all'anno, hanno la caratteristica di essere sintetici (due crediti ECM a corso), in modo da consentire una formazione flessibile che non imponga di affrontare corsi troppo impegnativi in termini di tempo o dai contenuti difformi tra loro.

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                Cambiamento climatico: ‘La più grande minaccia per la salute’, (OMS)

                Titolo: Cambiamento climatico: 'La più grande minaccia per la salute', OMS (ID ECM 380280)
                Destinatari: tutti gli operatori sanitari
                Scadenza:19-03-24
                Crediti: 8
                Costo: 40 €
                Programma: Ambiente e salute
                Valutazione dei partecipanti (302 valutazioni):
                9/10 rilevanza
                9/10 qualità
                8/10 efficacia

                Gli effetti del cambiamento climatico sulla salute

                Il cambiamento climatico sta già provocando numerosi impatti di tipo ambientale, economico e sociali. Fra questi di particolare importanza è l'effetto del clima sulla salute umana, tanto che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha identificato nel cambiamento climatico in corso "la più grande minaccia per la salute" globale.
                Le stime sulle ricadute del cambiamento climatico sulle generazioni attuali e future sono preoccupanti. Si stima che ogni anno 8,7 milioni di persone muoiano nel mondo a causa dell’inquinamento atmosferico da particolato generato dalla combustione di fossili”. Tuttavia il numero reale di morti premature attribuibili ai cambiamenti climatici non è a oggi noto, vista la grande incertezza delle stime. L’inquinamento, cui è esposto il 90% della popolazione del pianeta, è la quarta causa di morte e di malattie nel mondo. Negli ultimi 20 anni le malattie legate al caldo sono aumentate di oltre il 50% tra gli anziani e sono responsabili di un eccesso di morbilità e mortalità specie per malattie cardiovascolari. Nell’ultimo decennio, più di 2,6 miliardi di persone sono state colpite da disastri naturali (uragani, inondazioni e incendi). La carenza di acqua di buona qualità è frutto di due fenomeni: la siccità e la contaminazione. Infine, il cambiamento climatico supporta l’insorgenza di nuovi patogeni, causa potenziale di zoonosi, e la crescita delle malattia causate da vettori.

                Il cambiamento climatico come causa di malattia

                L’esposizione dell’organismo umano a centinaia di migliaia di composti tossici, a radiazioni dannose non filtrate dall’atmosfera, a temperature estreme rende praticamente ogni organo e apparato suscettibile di danni e malattie. Stili di vita non corretti (fumo, alcol, alimentazione) amplificano il danno potenziale. È dimostrato che il cambiamento climatico ha anche ricadute negative sulla psiche. Sono a maggior rischio di malattia i sottogruppi più fragili della popolazione (donne in gravidanza, bambini, adolescenti, anziani).

                L’impronta ecologica della sanità

                Il sistema sanitario è in parte responsabile del cambiamento climatico a causa di processi e pratiche potenzialmente rischiose per l’ambiente. Tra questi hanno particolare rilievo l’uso e lo smaltimento non appropriati dei farmaci, l’impiego di dispositivi monouso inquinanti e/o non degradabili, gli impianti di sanificazione, riscaldamento condizionamento delle strutture sanitarie. Gli operatori sanitari, oltre a sviluppare una cultura personale a difesa dell’ambiente e a seguire buone pratiche, sono tenuti a diffondere tale cultura.

                A chi è dedicato questo corso ECM?

                Il corso ECM è rivolto a tutti gli operatori sanitari

                Le risposte per la pratica quotidiana

                In questo corso FAD acquisirai informazioni evidence based che ti saranno utili per la pratica quotidiana, in particolare troverai informazioni sui seguenti aspetti:

                1.Definizione ed epidemiologia
                2. L’eziologia multifattoriale
                3. Inquadramento clinico
                4. Inquadramento diagnostico
                5. Gestione del paziente
                6. Condizioni particolari  (la MRGE in gravidanza e allattamento, la MRGE nel bambino)

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                  Sindrome dell’intestino irritabile: dalla diagnosi al trattamento

                  Titolo: Sindrome dell'intestino irritabile: dalla diagnosi al trattamento (codice ECM 387701)
                  Destinatari:
                  medici chirurghi
                  Scadenza:
                  11-06-24
                  Crediti:
                  2
                  Costo:
                  15 €
                  Programma:
                  SmartFAD
                  Valutazione dei partecipanti (217 valutazioni):
                  8/10 rilevanza
                  9/10 qualità
                  8/10 efficacia

                  Perché seguire questo corso FAD ECM sulla sindrome dell'intestino irritabile?

                  La sindrome dell'intestino irritabile è una patologia alquanto diffusa e ancora sottostimata. La sua ampia diffusione e la sua origine funzionale comportano un approccio globale alla persona che ne soffre per suggerire modifiche di comportamento ed eventuali terapie evidence based sulla base delle raccomandazioni contenute in questo corso.

                  La patogenesi

                  La patogenesi della sindrome dell’intestino irritabile rimane tuttora sconosciuta. Storicamente, il disturbo è stato spesso considerato come puramente psicosomatico. Oggi, nonostante i fattori psicosociali mantengano un certo ruolo, diverse sono le possibili alterazioni patofisiologiche descritte in letteratura:

                  • alterata secrezione e ipersensibilità viscerale
                  • alterazioni motorie
                  • infezioni gastrointestinali
                  • infiammazione della mucosa intestinale
                  • modifiche del microbiota intestinale
                  • predisposizione genetica.

                  L’iperalgesia o ipersensibilità viscerale consiste nell’aumentata percezione del dolore alla distensione della parete intestinale, derivante da un rimodellamento delle vie neurali dell’asse intestino-cervello.
                  In questi casi l’ingestione di grassi può aumentare la permeabilità intestinale, peggiorandone l’ipersensibilità. In alcuni pazienti l’insorgenza dei sintomi si correla, invece, con un pregresso episodio di gastroenterite acuta.
                  Un’accelerazione o un rallentamento del transito intestinale può essere la causa della diarrea o della stitichezza che caratterizzano i differenti sottotipi della sindrome dell’intestino irritabile.

                  Quando bisogna sospettare la sindrome dell'intestino irritabile?

                  La sindrome dell’intestino irritabile dovrebbe essere sospettata nei pazienti che hanno un dolore addominale cronico associato a una irregolarità dell’alvo, sia in senso stitico sia in senso diarroico. Dal momento che non c’è a oggi un marcatore biologico né una caratteristica patognomonica agli esami di imaging.

                  Un'ipotesi da confermare

                  Oggi il dottor Farina è in forma smagliante: “Sto pregustando il fine settimana, finalmente una festività di venerdì! Ho deciso di andare due giorni al mare per rigenerarmi!”
                  “Mi pare un’ottima idea” risponde la sua segretaria, porgendogli l’agenda degli appuntamenti.
                  “Ha ragione, Elena” dice sorridendo e sedendosi alla scrivania “vediamo prima chi si è prenotato per oggi pomeriggio”.
                  Un istante dopo suona il campanello, la segretaria si sporge sulla porta dello studio: “Quando vuole cominciare, dottore, la prima paziente è arrivata”.
                  “La faccia pure accomodare” le risponde il medico.
                  “Buongiorno, dottore” esclama Lucia entrando nello studio medico.
                  “Aspettavo di avere vostre notizie, signora Fiore. Come sta suo marito?”
                  “Molto meglio, grazie. Come sa è stato un anno difficile: il nuovo lavoro e il trasloco ci hanno messo a dura prova, sia individualmente sia come coppia, ma piano piano la situazione sta rientrando. Tranne per quel mio mal di pancia, per cui sono venuta oggi ad aggiornarla”.
                  Lucia ha 37 anni e ha sempre goduto di buona salute fino ad alcuni mesi fa, quando ha cominciato ad accusare una vaga sintomatologia addominale, che l’ha portata a recarsi spesso dal medico.
                  “Si metta pure sul lettino, signora Fiore, e scopra la pancia così rivediamo questa pancia dolente…”, dice il medico.
                  “Con le medicine che mi ha dato in questo periodo, il fastidio si è un po’ ridotto” dice la donna. “Si sono ridotti soprattutto i ‘crampi’, ma mi piacerebbe sapere quale sia la causa di tutto ciò!” commenta Lucia durante la visita.
                  “La pancia è distesa perché è piena d’aria, ma non ci sono segni preoccupanti, l’addome è morbido e anche quando schiaccio non ci sono reazioni particolari” spiega il medico per tranquillizzare la paziente mentre Lucia si riveste e si rimette seduta.
                  “Una mia cara amica del liceo mi ha dato una mano con il trasloco e, chiacchierando, abbiamo scoperto di soffrire entrambe di questo benedetto mal di pancia e così ci siamo confrontate sul problema…”
                  “E?” chiede il medico per mostrare alla donna di essere in ascolto, incoraggiandola a proseguire.
                  “Per farla breve, lei ha girato fior fior di specialisti, da Genova a Bologna, e pare che le abbiano detto tutti che si tratta di ‘colon irritabile’. Abbiamo la stessa età e gli stessi problemi di pancia gonfia e diarrea
                  ricorrente. Può darsi che anch’io abbia il colon irritabile?” chiede, quasi speranzosa Lucia. “Ricordo che tempo fa anche lei aveva parlato di questa possibilità”.
                  “Sì, resta un’ipotesi assai plausibile” risponde il medico. L’età d’insorgenza e i sintomi ci stanno con questa diagnosi, anche perché abbiamo ormai escluso altre patologie”.
                  [...] Scopri come procede la storia nel corso

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                    La fibromialgia: che cosa si sa e quanto è provato

                    Titolo: La fibromialgia: che cosa si sa e quanto è provato(ID ECM 380292)
                    Destinatari: tutti gli operatori sanitari
                    Scadenza: 05-04-24
                    Crediti: 5
                    Costo: 30 €
                    Programma: CliniFAD
                    Valutazione dei partecipanti (216 valutazioni):
                    8/10 rilevanza
                    9/10 qualità
                    8/10 efficacia

                    Perché seguire questo corso sulla fibromialgia?

                    Sono sempre più i casi di fibromialgia, condizione di cui si sa ancora poco, le cui basi eziopatogenetiche sono ancora da definire. A fronte di questa incertezza, i pazienti si lamentano del dolore provato e le soluzioni proposte non hanno sovente l'efficacia sperata. E' fondamentale perciò conoscere i dati scientifici evidence based presentati in questo corso per prendere decisioni fondate.

                    Che cos'è la fibromialgia

                    La fibromialgia o sindrome fibromialgica è una patologia cronica caratterizzata da un dolore diffuso, accompagnato da una facile affaticabilità e da altri disturbi cognitivocomportamentali o del sonno. È un’entità nosologica alquanto complessa, che nel tempo ha conosciuto diverse definizioni e che ancora oggi lascia molti interrogativi dietro di sé. Anche per questo motivo il suo riconoscimento e la sua diagnosi avvengono spesso in ritardo rispetto all’esordio dei sintomi. Le stime indicano una prevalenza della malattia del 2-4% nella popolazione adulta, con importanti ricadute di salute, ma anche economico-sociali a causa dell’inabilità nelle attività quotidiane a cui spesso vanno incontro i pazienti.

                    Quali sono i fattori patogenetici alla base della fibromialgia?

                    I fattori patogenetici alla base della fibromialgia continuano a tenere impegnati i ricercatori in questo campo, dal momento che molte teorie si sono susseguite e accavallate nel tempo, senza però conclusioni definitive. Ciò che a oggi si dà per certo è che i pazienti affetti da fibromialgia sviluppano una aumentata e talvolta abnorme sensibilità al dolore. I motivi alla base di ciò possono essere molteplici: una esagerata attività neuronale a livello del sistema nervoso centrale, una ridotta attività delle vie discendenti inibitorie del dolore, modificazioni neuronali vere e proprie, generatori di dolore periferici, fattori di neuroinfiammazione o di autoimmunità, una predisposizione genetica, stress psicologici o ambientali.

                    A chi è dedicato questo corso ECM?

                    Questo corso si rivolge a tutti gli operatori sanitari vista la trasversalità della condizione e i consigli che devono essere dati. Ogni operatore troverà spunti utili per la propria professione.

                    Come viene diagnosticata?

                    L’approccio diagnostico alla stitichezza richiede, in prima istanza, di escludere un’eziologia secondaria dovuta per esempio a un cancro del colon-retto o a malattie infiammatorie croniche dell’intestino per rendere il percorso diagnostico-terapeutico più mirato.
                    Si inizia raccogliendo la storia clinica, eseguendo un esame obiettivo che comprenda anche l’esplorazione rettale e richiedendo alcuni esami di laboratorio. Ulteriori accertamenti diagnostici dovrebbero essere eseguiti per escludere una patologia organica solo in caso di segnali d’allarme.

                    A chi è dedicato questo corso ECM

                    Questo corso si rivolge a tutti gli operatori sanitari vista la trasversalità della condizione e i consigli che devono essere dati. Ogni operatore troverà spunti utili per la propria professione.

                    Le risposte per la pratica quotidiana

                    Il corso FAD ECM comprende un dossier ricco di riferimenti bibliografici per chi volesse approfondire l'argomento, due casi di pratica clinica con cui cimentarsi e un questionario ECM randomizzato con soglia di superamento al 75% delle risposte corrette, oltre al questionario di gradimento con possibilità di lasciare commenti in aperto sul corso svolto.

                    1. Che cos'è la fibromialgia?
                    2. Quali sono le ipotesi patogenetiche?
                    3. Come inquadrare clinicamente il paziente fibromialgico?
                    4. Come si gestisce il paziente con fibromialgia?

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