Il cibo del futuro

Titolo: Il cibo del futuro (ID ECM 401300)
Destinatari: tutti gli operatori sanitari
Scadenza: 19-11-24
Crediti: 5
Costo: 30 €
Programma: Stili di vita
Valutazione dei partecipanti (24 valutazioni):
8/10 rilevanza
9/10 qualità
8/10 efficacia

Perché è utile seguire un corso sulla carne coltivata e sul cibo del futuro?

Il DDL approvato il 16 novembre alla Camera, che sta sollevando grande clamore, vieta la produzione e l'immissione in commercio di carne coltivata. Ma quali sono le basi scientifiche?
Che cosa ci dice la scienza sulla carne coltivata e sugli altri cibi del futuro? In questo corso FAD ECM puoi trovare le informazioni evidence based su carne coltivata, insetti, alghe per farti un'idea personale.

I novel food

La carne coltivata viene considerata un novel food, termine con cui si definiscono prodotti e sostanze alimentari privi di una storia di consumo significativo e che quindi devono sottostare a un’autorizzazione prima della loro immissione in commercio per valutarne la sicurezza.
In Europa questa materia è disciplinata dal Regolamento (UE) 2015/2283, entrato in vigore il 1° gennaio 2018.
La domanda di autorizzazione deve essere presentata alla Commissione Europea corredata degli studi scientifici che ne consentano la valutazione. Spetta all’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, valutare i dati scientifici presentati, richiederne qualora lo ritenga opportuno altri, definire la sicurezza del prodotto. Sulla base del dossier prodotto dall’EFSA, la Commissione autorizza o meno il novel food in questione. I novel food devono:

  • essere sicuri per i consumatori
  • essere correttamente etichettati, in modo da non fuorviare i consumatori
  • non differire in modo tale che il loro consumo sia svantaggioso dal punto di vista nutrizionale, se sono destinati a sostituire un altro alimento.

Tra i novel food già autorizzati merita citare l’alga spirulina, i semi di chia e l’estratto di fagioli neri.
Non ricadono invece sotto il regolamento dei novel food gli OGM, gli aromi e gli additivi, in quanto oggetto di specifiche regolamentazioni.

La carne coltivata: il processo produttivo

La produzione di carne coltivata non è molto diversa dalla rigenerazione dei tessuti o di interi organi a partire dalle cellule staminali che è una delle frontiere più promettenti della ricerca biomedica.

Si parte con un prelievo di tessuto muscolare dalla spalla di un bovino da allevamento o da un mioblasto embrionale.  Segue la separazione enzimatica delle cellule staminali con enzimi e la loro coltivazione in laboratorio. Si formano miotubi, lunghi non più di 0,3 millimetri e spessi meno di mezzo millimetro. Per passare dai miotubi a un vero e proprio tessuto si usano scaffold, strutture artificiali bidimensionali o tridimensionali costruite da biomateriali ingegnerizzate in modo da emulare la matrice extracellulare e fornire un supporto alla crescita cellulare. Per crescere le cellule si utilizzano dei bioreattori che simulano le condizioni dell’organismo animale (temperatura di circa 37 °C, aria arricchita di anidride carbonica, terreni liquidi che fungono da nutrienti e che contengono vitamine, sali minerali, fattori di crescita).

Il valore nutrizionale

Secondo la ricercatrice Chiara Nitride dell'Università Federico II di Napoli, dal punto di vista nutrizionale, la carne coltivata possa essere un'alternativa valida alla carne convenzionale rispetto alle opzioni a base vegetale.

Tuttavia, la complessità della questione, inclusa la necessità di ottenere valori nutrizionali e caratteristiche sensoriali simili alla carne tradizionale, rappresenta una sfida tecnologica significativa.

Il Centro di ricerca alimenti e nutrizione del CREA solleva preoccupazioni riguardo alla mancanza di informazioni sulla composizione del siero vegetale utilizzato nel processo produttivo e sulla limitata disponibilità di dati sui protocolli produttivi. Il rapporto evidenzia la possibilità di rimodulare la composizione degli acidi grassi durante la coltivazione degli adipociti e la necessità di fornire vitamina B12 alle cellule per garantire la sua presenza nel prodotto finale. Riguardo al ferro, si discute della possibilità di utilizzare la Leg-emoglobina, ottenuta da leguminose, per conferire valore nutritivo e colore rosso alla carne coltivata. L'importanza della consistenza nella carne è sottolineata, ma attualmente non si sa se trasformazioni simili avvengano nella carne coltivata. Futuri studi dovrebbero esplorare aspetti come il contenuto di glicogeno e l'evoluzione del pH dopo la raccolta. Infine, si menziona la ricerca sulle carni ibride, una combinazione di carne coltivata e alternative a base vegetale, oggetto di studio da parte di alcune startup statunitensi ed europee.

 

A chi è dedicato questo corso ECM?

Il corso ECM è rivolto a tutti gli operatori sanitari

Le risposte per la pratica quotidiana

In questo corso FAD acquisirai informazioni evidence based che ti saranno utili per la pratica quotidiana, in particolare troverai informazioni sui seguenti aspetti:

  • Nutrire il pianeta
  • La carne coltivata
  • Alimenti plant-based
  • Gli insetti
  • Le alghe
  • Colture senza suolo

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    Fertilità e sterilità: le conoscenze per le applicazioni pratiche

    Titolo: Fertilità e sterilità: le conoscenze per le applicazioni pratiche (codice ECM 370480)
    Destinatari: tutti gli operatori sanitari
    Scadenza: 31-12-2023
    Crediti: 5
    Costo: 40 €
    Programma: FADO
    Valutazione dei partecipanti (216 valutazioni):
    8/10 rilevanza
    9/10 qualità
    8/10 efficacia

    Fertilità, un problema in crescita

    Dal 2008 i dati ISTAT mostrano in Italia una riduzione delle nascite e un incremento dell’età materna alla prima gravidanza. Le donne italiane sono in assoluto in Europa le più vecchie al primo figlio e quelle che partoriscono meno entro i 24 anni. Le donne straniere che vivono in Italia partoriscono un po’ prima e di più delle donne italiane ma l’aumentare dell’integrazione, il crescere del lavoro femminile all’interno della coppia e il persistere di svantaggi economici e sociali fa sì che l’età delle donne straniere al momento del parto e il numero dei figli si stiano avvicinando a quello delle donne italiane.

    L’impossibilità di avere figli è sempre stato un problema in tutte le società ed è stato affrontato nel corso dei secoli in maniere diverse: dai riti propiziatori e religiosi, alle famiglie allargate, all’adozione. La nostra società ed epoca conosce molti meccanismi della fecondazione e della fertilità e ha a disposizione nuove tecnologie, con possibilità, limiti, rischi e costi.
    I professionisti sanitari devono essere in grado di orientare correttamente, con gradualità e senza medicalizzazioni eccessive le coppie con problemi di fertilità. Altrettanto importante è che i pediatri e i medici di famiglia, ma anche le ostetriche, gli assistenti sanitari, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari abbiano conoscenze di base sulla fertilità per poter effettuare una educazione sanitaria e una prevenzione primaria efficace nei confronti dei genitori, degli adolescenti e in generale di tutta la popolazione.

    Quali elementi possono interferire sulla fertilità?

    Stile di vita

    Seguire uno stile di vita sano è utile per migliorare la salute in generale, la longevità, ridurre il rischio cardiovascolare e oncologico, ma anche per preservare la fertilità (o comunque per migliorarla in chi cerca una gravidanza). Gli operatori sanitari hanno il dovere etico di informare affinché le persone possano, se lo vogliono, compiere le scelte più adeguate (empowerment) per una vita sana tenendo in considerazione che i fattori di rischio ambientali, sociali e psicologici possono essere per definizione modificati dalla persona, con minore o maggiore difficoltà.

    In ambito di fertilità, la prevenzione più efficace è sicuramente quella primaria e dovrebbe essere iniziata nell’infanzia e soprattutto nell’adolescenza, perché molti comportamenti a rischio esordiscono in questa fase della vita. E’ importante che l’operatore sanitario sappia ascoltare le domande degli adolescenti e li informi correttamente sulle conseguenze dei comportamenti.

    Inquinamento ambientale

    L’inquinamento atmosferico ha un impatto negativo sulla gametogenesi di entrambi i sessi, oltre che sullo sviluppo embrionale, anche se è difficile identificare il ruolo di inquinanti specifici perché negli studi epidemiologici la popolazione è esposta contemporaneamente a più sostanze inquinanti. I meccanismi che causano alterazioni della fertilità non sono del tutto compresi, ma si ipotizzano disturbi ormonali, stress ossidativo, alterazioni del DNA cellulare e alterazioni epigenetiche, probabilmente in sinergia fra loro.

    Contraccezione ormonale

    L’assunzione di contraccettivi ormonali non causa infertilità, anzi sembra possa salvaguardare la fertilità femminile

    Le risposte del corso FAD

    Il corso si concentra sulla prevenzione della sterilità e la sua gestione, si troveranno risposte ai seguenti temi:

    • Dati epidemiologici
    • Fisiologia femminile della fertilità
    • Fisiologia maschile della fertilità
    • Elementi che possono interferire sulla fertilità
    • Cause dell'infertilità
    • Patologie che possono ridurre la fertilità
    • Iter diagnostico per la coppia
    • Procreazione medicalmente assistita

    Le risposte a queste e altre domande si trovano nel dossier del corso FAD Fertilità e sterilità: le conoscenze per le  applicazioni pratiche.

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      I conflitti di interesse in medicina

      Titolo: I conflitti di interesse in medicina (ID ECM 370479)
      Destinatari: tutti gli operatori sanitari
      Scadenza: 31-12-23
      Crediti: 3
      Costo: 15 €
      Programma: CliniFAD
      Valutazione dei partecipanti (250 valutazioni):
      8/10 rilevanza
      9/10 qualità
      8/10 efficacia

      Che cosa sono i conflitti di interesse in medicina

      Un conflitto di interesse esiste quando un giudizio professionale riguardo a un interesse primario (per esempio il benessere del paziente o la validità di una ricerca) può essere influenzato da un interesse secondario (per esempio un guadagno economico). Il conflitto di interesse non è un comportamento ma una condizione che deve sempre essere resa palese.

      In ambito medico si è cominciato a parlare di conflitti d’interesse nel mondo anglosassone all’inizio degli anni ottanta del secolo scorso. In particolare nell’ottobre del 1980 il New England Journal of Medicine pubblica un editoriale dal titolo autoesplicativo: “The new medical-industrial complex”, nel quale si espongono i rischi legati ai conflitti d’interesse. Nel tempo il concetto di conflitti d’interesse si è evoluto tanto da generare anche interpretazioni addirittura opposte, secondo le quali non si deve più parlare di conflitti d’interesse ma di confluenza di interessi: per esempio, partendo dal presupposto del tutto discutibile, che aziende farmaceutiche, ricercatori e medici abbiano tutti il comune obiettivo della salute del paziente, allora i diversi interessi non sono in contrasto tra loro, ma anzi coincidono.
      In realtà è sbagliato il presupposto di partenza, che cioè tutti gli attori abbiano interessi comuni: per esempio le aziende farmaceutiche sono società di capitale e quindi il loro interesse primario è la remunerazione dei soci che hanno investito i capitali, che poi ciò sia fatto nel mondo della salute non è rilevante per il nostro ragionamento. Non esistono quindi interessi coincidenti come qualcuno vorrebbe sostenere per sciogliere il nodo dei conflitti d’interesse.

      Finanziamenti della ricerca e risultati, quale influenza

      Gli studi sponsorizzati raggiungono più spesso un esito favorevole per il farmaco oggetto della ricerca rispetto a quelli che non ricevono finanziamenti privati, pur avendo una buona se non ottima qualità metodologica. Sono ormai molti i lavori in letteratura che confermano questa osservazione. E ciò non accade solo per i farmaci.

      Vari lavori hanno dato risposta a questa domanda. Il primo in ordine di tempo risale al 1998 e riguarda i calcioantagonisti che allora erano stati da poco immessi sul mercato.
      Un gruppo di ricercatori canadesi ha condotto una revisione degli studi condotti fino a quel momento su questa classe di farmaci. Sono stati identificati 70 studi, suddivisi dagli autori in base al loro esito: studi che sostenevano l’efficacia dei calcioantagonisti (30 in totale), studi che erano critici nei confronti dell’uso dei calcioantagonisti (23 in totale) e studi neutri nei quali i risultati non erano sbilanciati né in un senso né nell’altro. Ebbene il 96% degli studi a favore dei calcioantagonisti erano stati fatti grazie ai fondi delle aziende farmaceutiche produttrici, mentre solo il 37% degli studi critici aveva ricevuto fondi dalle stesse. Sembrerebbe quindi che la presenza di un finanziamento possa in qualche modo orientare i risultati finali degli studi (ovviamente a parità di qualità degli stessi).

      Occorre precisare che nel mondo della medicina gli attori che hanno interessi sono molteplici: aziende farmaceutiche, ma anche ricercatori, giornalisti, editori, società scientifiche, associazioni di malati, istituzioni pubbliche. E’ bene conoscere le dimensioni dei possibili conflitti d’interesse e i modi per ridurne le conseguenze.

      A chi è dedicato questo corso ECM?

      Il corso ECM è rivolto a tutti gli operatori sanitari

      Le risposte per la pratica quotidiana

      In questo corso FAD troverai risposta ai seguenti qiesiti

      • Che cosa sono i conflitti di interesse?
      • I risultati delle ricerche possono essere influenzati dai finanziamenti ricevuti?
      • I conflitti di interesse possono influenzare le attività di prescrizione dei medici?
      • Chi sono gli attori in gioco?

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        Microbioma e microbiota nel sano e nel malato

        Titolo: Microbioma e microbiota nel sano e nel malato (ID ECM 378993)
        Destinatari: tutti gli operatori sanitari
        Scadenza: 09-03-24
        Crediti: 9
        Costo: 45 €
        Programma: CliniFAD
        Valutazione dei partecipanti (58 valutazioni):
        8/10 rilevanza
        9/10 qualità
        8/10 efficacia

        Perché è utile seguire un corso sul microbioma

        Sempre più spesso il microbioma è visto come causa o concausa nello sviluppo di molte malattie e sempre di più vengono raccomandati probiotici per riequilibrare la flora batterica. Questo corso fa il punto su quanto emerge dalla letteratura scientifica offrendo un punto di vista indipendente senza alcuna influenza da parte di sponsor.

        Microbioma e microbiota: facciamo chiarezza

        Con microbioma alcuni autori intendono una comunità microbica complessa, che occupa un ecosistema ben definito e che ha proprietà fisico-chimiche definite. Per essere più precisi però il termine non si riferisce semplicemente ai microrganismi in sé, bensì anche al loro “teatro di attività”, includendo con ciò anche la loro nicchia biologica, le condizioni dell’ambiente in cui vivono (incluse le cellule dell’ospite con cui sono in stretto contatto, per esempio quelle dell’epitelio intestinale, o i componenti immunitari), l’insieme dei loro genomi, dei trascritti e dei prodotti metabolici e strutturali.
        Secondo altri autori, invece, con microbioma si intende solo il patrimonio genetico dei batteri di una determinata comunità.

        Alcuni autori designano con il termine microbiota una comunità di microrganismi che occupa un ecosistema ben definito, le cui specie sono generalmente identificate mediante analisi genetica. Contrariamente al microbioma, il microbiota può infatti essere studiato separatamente, in quanto non tiene conto delle interazioni tra singoli microrganismi e tra essi e l’ospite.

        Le funzioni

        Il microbioma svolge per l’organismo umano numerose attività:

        • è implicato nel catabolismo di alcune molecole, tra cui i nutrienti della dieta, motivo per cui è una componente attiva del processo di digestione;
        • partecipa alla bioconversione di alcuni farmaci o xenobiotici in generale, specie quelli assunti per via orale, modificandone la biodisponibilità;
        • contribuisce a potenziare alcune vie metaboliche nelle cellule umane (come la conversione dei sali biliari);
        • ha un ruolo esclusivo nella sintesi di alcune molecole (per esempio, la vitamina K2);
        • ha un’azione trofica per alcune cellule come gli enterociti;
        • ha un ruolo importante nella modulazione del sistema immunitario e della tolleranza immunologica.

        In generale, la presenza di popolazioni microbiche non patogene sulla superficie delle mucose garantisce un buon mantenimento dell’omeostasi dei tessuti e una protezione ottimale da microrganismi potenzialmente dannosi, che spesso proprio attraverso le mucose trovano una facile via d’accesso all’organismo.

        A chi è dedicato questo corso ECM?

        Il corso ECM è rivolto a tutti gli operatori sanitari

        Le risposte per la pratica quotidiana

        In questo corso FAD acquisirai informazioni evidence based che ti saranno utili per la pratica quotidiana, in particolare troverai informazioni sui seguenti aspetti:

        • Che cos'è il microbioma
        • Le funzioni del microbioma
        • Il microbioma nel sano
        • Il microbioma nel malato
        • Terapie
          • Il trapianto di microbioma fecale
          • I probiotici e i prebiotici

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          La disabilità sul luogo di lavoro

          Titolo: La disabilità sul luogo di lavoro (codice ECM 378169)
          Destinatari:
          tutti gli operatori sanitari
          Scadenza:
          02-04-2024
          Crediti:
          2
          Costo:
          20 €
          Programma:
          MeLa Flash
          Valutazione dei partecipanti (96 valutazioni):
          8/10 rilevanza
          9/10 qualità
          8/10 efficacia

          Perché è utile seguire questo corso su disabilità e lavoro

          Le persone disabili devono essere inserite nel mondo del lavoro e poter realizzare le proprie ambizioni come qualunque altro lavoratore. Questo corso offre un quadro aggiornato sulla normativa per l'inserimento delle persone con disabilità nel mondo del lavoro. In particolare si concentra sul cosiddetto "accomodamento ragionevole", cioè quali sono le modifiche e gli adattamenti necessari e appropriati per assicurare alle persone con disabilità il godimento e l’esercizio, su base di eguaglianza con gli altri, di tutti i diritti umani e libertà fondamentali, incluso quello al lavoro (Convenzione ONU, art. 2 Definizioni), è alla base di questo corso. Il corso è dedicato in particolare al medico competente e ai tecnici della prevenzione nei luoghi di lavoro.

          Lavoro: una sfida per le persone con disabilità

          Dai dati della letteratura italiana risulta che la metà delle persone con sclerosi multipla perderà il lavoro dai nove ai quindici anni dopo l’inizio della malattia e che passano circa sette anni prima che ci sia la necessità di diminuire l’impegno lavorativo, per esempio passando da un lavoro a tempo pieno a uno part-time. Inoltre, per i lavoratori con disabilità è spesso necessario adattare le condizioni di lavoro allo stato di salute. I medici competenti possono fare molto per facilitare la permanenza sul luogo di lavoro, approfondendo con la persona interessata le sue disabilità nell’ambito della visita di idoneità,  eventualmente chiesta anche dalla stessa persona malata. Possono individuare con lei e con il datore di lavoro i “ragionevoli accomodamenti”, esplicitamente recepiti dalla legislazione italiana, in ottemperanza alla Convenzione delle Nazioni Unite del 2006 sulle persone con disabilità.

          Che cos'è l'accomodamento ragionevole

          Accomodamento ragionevole” indica le modifiche e gli adattamenti necessari e appropriati che non impongano un carico sproporzionato o eccessivo, ove ve ne sia necessità in casi particolari, per assicurare alle persone con disabilità il godimento e l’esercizio, su base di eguaglianza con gli altri, di tutti i diritti umani e libertà fondamentali, incluso quello al lavoro (Convenzione ONU, art. 2 Definizioni). Una delle fonti più utili di esempi di “accomodamenti disponibili” che propone suggerimenti/informazioni specifiche per le diverse patologie e attività lavorative, suddividendo gli accomodamenti in base alla sintomatologia e al tipo di attività svolta, è il servizio di consulenza online Job Accommodations Network (JAN), dello US Department of Labor’s Office of Disability Employment Policy. L’INAIL ha tradotto e adattato la parte specifica relativa alla sclerosi multipla.

          Gestire l’incertezza

          La dottoressa Pieraccini ha 30 anni, si è specializzata in Medicina del lavoro e ha da poco iniziato a lavorare come medico competente per uno studio legale con 16 dipendenti. Il precedente medico, andato in pensione e che le ha passato le consegne, l’aveva rassicurata: “Il lavoro è relativamente semplice, perché i dipendenti sono pochi, piuttosto giovani, in salute, fanno lavoro d’ufficio e i rischi sono limitati. Nulla a che vedere con gli anni che ho trascorso come medico del Lavoro per la grande fonderia che c’era fuori città, con il rischio di incidenti, le malattie professionali e gli operai che avevano poche nozioni di igiene e prevenzione... Però era un lavoro di grande soddisfazione, gli operai mi ascoltavano e anche la direzione, mentre qui sono quasi tutti laureati in legge e sembra che sappiano tutto loro. E poi la normativa che continua a cambiare e tutto che deve essere fatto online: io ho fatto la mia parte e ora tocca a te. Vedrai che ti troverai bene, ma non dare troppa confidenza!”
          Sara nei primi mesi non ha avuto difficoltà, ma ha appena ricevuto una telefonata dall’avvocata Paola Solari, che le ha chiesto un appuntamento per discutere la sua situazione. Le ha detto solamente: “Dottoressa, ho bisogno di aiuto. Mi hanno appena fatto una diagnosi che mi ha fatto crollare il mondo addosso: sclerosi multipla. Sono nel panico e non so cosa mi succederà, anche per il lavoro. Non me l’aspettavo  proprio!”

          La dottoressa Pieraccini si preoccupa perché di sclerosi multipla non sa molto, ma rassicura la donna e le fissa un appuntamento dopo un paio di giorni per documentarsi in anticipo sulla malattia e su come può essere applicata la normativa per i lavoratori disabili

          [...] Scopri come procede la storia nel corso

          Un nuovo modo di formarsi in medicina del lavoro

          Con il programma MeLa Flash si offre un programma di formazione in medicina del lavoro.

          corsi FAD sono circa una decina all'anno, hanno la caratteristica di essere sintetici (due crediti ECM a corso), in modo da consentire una formazione flessibile che non imponga di affrontare corsi troppo impegnativi in termini di tempo o dai contenuti difformi tra loro.

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            L’ABC dell’ipertensione arteriosa

            Titolo: L'ABC dell'ipertensione arteriosa (ID ECM 383519)
            Destinatari: tutti gli operatori sanitari tranne medici e odontoiatri
            Scadenza: 12-04-24
            Crediti: 5
            Costo: 30 €
            Programma: CliniFAD
            Valutazione dei partecipanti (202 valutazioni):
            8/10 rilevanza
            9/10 qualità
            8/10 efficacia

            Perché seguire questo corso sull'ipertensione arteriosa?

            Secondo i dati dell'OMS negli ultimi 30 anni il numero di persone tra i 30 e i 79 anni ipertese è passato da circa 650 milioni a 1,28 miliardi, ma il 46% degli adulti è inconsapevole della sua condizione. Tutti gli operatori sanitari dovrebbero avere una conoscenza adeguata dell'ipertensione così da poter aiutare i pazienti a riconoscere il problema e mettere in atto le modifiche comportamentali che possono ridurre il rischio di dover ricorrere ai farmaci.

            Quali sono i meccanismi alla base dell'ipertensione arteriosa?

            Il mantenimento della pressione arteriosa a livelli fisiologici dipende dal volume di sangue, dalla gittata cardiaca e dal tono delle arterie e comporta il coinvolgimento di diversi meccanismi coordinati dal centro vasomotore situato nel midollo allungato. L’ipertensione primaria origina da una combinazione di fattori genetici, ambientali e dietetici. Gli studi genetici hanno identificato 120 loci associati alla regolazione della pressione arteriosa, ma in grado di fornire una spiegazione a solo il 3,5% delle forme di ipertensione primaria osservate. I meccanismi patogenetici sono estremamente complessi, si parla infatti di teoria del mosaico per sottolineare l’interazione e l’influenza reciproca di molteplici fattori nel determinare l’ipertensione arteriosa. Fattori che sempre più spesso vengono messo al centro di questo mosaico sono l’infiammazione e l’assunzione in eccesso di cloruro di sodio.

            Quali sono i fattori di rischio modificabili?

            La predisposizione genetica sembra essere il presupposto necessario per sviluppare l’ipertensione, ma da sola non è sufficiente. Occorre infatti che si aggiungano altri fattori come il consumo di sodio in eccesso. Tra i fattori di rischio più importanti su cui occorre intervenire fin da bambini per prevenire l’ipertensione ci sono senza dubbio: il sovrappeso, l’obesità, la scarsa attività fisica e la dieta non sana. In particolare occorre ridurre l’eccesso di sodio e correggere la carenza di potassio. Per la prevenzione l’OMS in particolare raccomanda di: consumare abitualmente frutta e verdura, rimanere attivi fisicamente, evitare il fumo, limitare l’assunzione di sale, di cibi ad alto contenuto di grassi e di alcol.

            A chi è dedicato questo corso ECM?

            Il corso ECM è rivolto a tutti gli operatori sanitari tranne medici e odontoiatri.

            Le risposte per la pratica quotidiana

            In questo corso FAD acquisirai informazioni evidence based e in particolare troverai risposta ai seguenti quesiti clinici assistenziali:

            1. Quanto è frequente l’ipertensione?
            2. Quali sono i meccanismi alla base dell'ipertensione?
            3. Come si misura la pressione arteriosa?
            4. Quale è l'inquadramento diagnostico
            5. Quali sono i fattori di rischio modificabili?
            6. Quali sono gli interventi non farmacologici per ridurre la pressione?
            7. Quali farmaci usare nell'ipertensione lieve?
            8. Quando occorre somministrare una terapia combinata?

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              Dermatite occupazionale negli operatori sanitari

              dermatite

              Titolo: Dermatite occupazionale negli operatori sanitari (codice ECM 378169)
              Destinatari:
              tutti gli operatori sanitari
              Scadenza:
              31-12-2023
              Crediti:
              2
              Costo:
              20 €
              Programma:
              MeLa Flash
              Valutazione dei partecipanti (176 valutazioni):
              8/10 rilevanza
              9/10 qualità
              8/10 efficacia

              Perché un corso sulla dermatite degli operatori sanitari

              Tra i lavoratori, gli operatori sanitari sono quelli più a rischio di dermatite. Questo breve corso è raccomandato a tutti gli operatori sanitari perché offre informazioni chiare e sintetiche sui fattori di rischio e sulla gestione della dermatite occupazionale. Il corso si inserisce in un momento storico particolare in quanto con la recente pandemia ha portato a un maggiore utilizzo dei guanti per periodi prolungati e al frequente lavaggio delle mani. Questi comportamenti, sebbene virtuosi, possono favorire un aumento del rischio della dermatite.

              Dermatite e lavoro: incidenza e prevalenza

              Tra le malattie cutanee professionali la dermatite da contatto è la più frequente (70-95% dei casi nei paesi occidentali).
              L’incidenza stimata utilizzando i registri delle malattie professionali è di 0,6-6,7 casi per 10.000 anni-persona ma sale a 15,9-780 casi per 10.000 anni-persona se si utilizzando i dati ricavabili dagli studi di
              coorte. Questo notevole divario deriva dal fatto che i registri includono solo i casi di gravità clinica significativa oggetto di valutazione con test epicutaneo (patch test).
              Le stime di prevalenza indicano 11-86 casi per 100.000 lavoratori, ma è verosimile una sotto notifica.
              Secondo i dati italiani pubblicati nel 2021 dall’Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro (INAIL) la dermatite da contatto pesa per l’82% delle malattie cutanee professionali (88% se si considerano solo i lavoratori più giovani, fino ai 35 anni d’età).
              Il gruppo di studio NEICDG (North-East Italy Contact Dermatitis Group) ha raccolto a partire dal 1996 in 8 centri di Dermatologia o di Medicina del lavoro i dati (questionario individuale, familiare, occupazionale e patch test) relativi a 30.000 lavoratori sopra i 15 anni d’età, che hanno permesso di stabilire che nel 10% dei casi la dermatite da contatto è di origine professionale e in genere classificabile come forma atopica.
              La dermatite da contatto ha in genere una prognosi non buona, data la tendenza a persistere o recidivare nonostante i trattamenti (30-80% dei casi). È causa di perdita del lavoro in una quota significativa di
              lavoratori affetti (30-70%) e tende a persistere nel tempo.

              Prevenzione della dermatite da contatto

              Per la prevenzione della dermatite da contatto irritativa delle mani, gli idratanti usati da soli o in combinazione con creme barriera possono avere un effetto protettivo clinicamente importante, sia a lungo sia
              a breve termine. Non sembra invece clinicamente rilevante l’effetto protettivo delle creme barriera solari.
              Inoltre le creme da applicare prima del turno di lavoro non sono raccomandate per i lavoratori che indossano guanti in lattice, dal momento che possono favorire l’assorbimento di allergeni dai guanti stessi

              L’eccesso di zelo di Patty

              Patty, una operatrice sociosanitaria poco più che trentenne, a fine turno si dirige verso il cucinino del reparto di Medicina in cui lavora da quasi un anno per rifocillarsi con un caffè e scambiare due chiacchiere con la collega, prima di darsi consegna. Carlotta, di molti anni più grande, infermiera di grande esperienza, è già arrivata e la accoglie con un sorriso.
              “Ciao Patty, cos’è quell’aria imbronciata, ti sei svegliata con la luna storta oggi?” la punzecchia scherzosa.
              “Macché, magari fosse quello!” risponde l’amica “guarda come sono conciate le mie mani oggi!”.
              “Accidenti, ragazza mia!” esclama Carlotta osservando la pelle arrossata e desquamata. Ti fanno male? Prudono?”
              “Direi più bruciore che prurito”.
              “Eh, ma devi fare qualcosa questo è un eczema bello e buono!” dice l’infermiera.
              “Sì, lo so, me lo ha confermato anche la mia dottoressa, ci convivo da un bel po’ ma mentre prima andava e veniva negli ultimi mesi è fisso, così forte non mi era mai successo. Soprattutto il dolore non mi dà tregua ed è associato a un certo grado di prurito! Questa settimana ho dovuto fare più turni del solito, perché la nostra collega Camilla era in malattia e senz’altro ho esagerato con le procedure di igiene! Accidenti, ce l’aveva ben detto il dottor Rossetti, il medico del lavoro, durante il corso...”
              “Sì, l’avevo seguito anch’io, mi ricordo che aveva parlato di uno studio in cui erano stati presi in considerazione vari fattori, come per esempio quante volte al giorno ci si lava le mani, se si usa acqua calda o fredda, che disinfettanti si usano per le mani, se con alcol o senza”.
              “Sì, proprio così, tanto che io ho cercato di stare un po’ più attenta, ma nonostante ciò forse ho un po’ esagerato, visto che con la COVID di questi tempi non si sa mai, volevo sentirmi più protetta”.

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              Un nuovo modo di formarsi in medicina del lavoro

              Con il programma MeLa Flash si offre un programma di formazione in medicina del lavoro.

              corsi FAD sono circa una decina all'anno, hanno la caratteristica di essere sintetici (due crediti ECM a corso), in modo da consentire una formazione flessibile che non imponga di affrontare corsi troppo impegnativi in termini di tempo o dai contenuti difformi tra loro.

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                Sindrome dell’intestino irritabile: dalla diagnosi al trattamento

                Titolo: Sindrome dell'intestino irritabile: dalla diagnosi al trattamento (codice ECM 387701)
                Destinatari:
                medici chirurghi
                Scadenza:
                11-06-24
                Crediti:
                2
                Costo:
                15 €
                Programma:
                SmartFAD
                Valutazione dei partecipanti (217 valutazioni):
                8/10 rilevanza
                9/10 qualità
                8/10 efficacia

                Perché seguire questo corso FAD ECM sulla sindrome dell'intestino irritabile?

                La sindrome dell'intestino irritabile è una patologia alquanto diffusa e ancora sottostimata. La sua ampia diffusione e la sua origine funzionale comportano un approccio globale alla persona che ne soffre per suggerire modifiche di comportamento ed eventuali terapie evidence based sulla base delle raccomandazioni contenute in questo corso.

                La patogenesi

                La patogenesi della sindrome dell’intestino irritabile rimane tuttora sconosciuta. Storicamente, il disturbo è stato spesso considerato come puramente psicosomatico. Oggi, nonostante i fattori psicosociali mantengano un certo ruolo, diverse sono le possibili alterazioni patofisiologiche descritte in letteratura:

                • alterata secrezione e ipersensibilità viscerale
                • alterazioni motorie
                • infezioni gastrointestinali
                • infiammazione della mucosa intestinale
                • modifiche del microbiota intestinale
                • predisposizione genetica.

                L’iperalgesia o ipersensibilità viscerale consiste nell’aumentata percezione del dolore alla distensione della parete intestinale, derivante da un rimodellamento delle vie neurali dell’asse intestino-cervello.
                In questi casi l’ingestione di grassi può aumentare la permeabilità intestinale, peggiorandone l’ipersensibilità. In alcuni pazienti l’insorgenza dei sintomi si correla, invece, con un pregresso episodio di gastroenterite acuta.
                Un’accelerazione o un rallentamento del transito intestinale può essere la causa della diarrea o della stitichezza che caratterizzano i differenti sottotipi della sindrome dell’intestino irritabile.

                Quando bisogna sospettare la sindrome dell'intestino irritabile?

                La sindrome dell’intestino irritabile dovrebbe essere sospettata nei pazienti che hanno un dolore addominale cronico associato a una irregolarità dell’alvo, sia in senso stitico sia in senso diarroico. Dal momento che non c’è a oggi un marcatore biologico né una caratteristica patognomonica agli esami di imaging.

                Un'ipotesi da confermare

                Oggi il dottor Farina è in forma smagliante: “Sto pregustando il fine settimana, finalmente una festività di venerdì! Ho deciso di andare due giorni al mare per rigenerarmi!”
                “Mi pare un’ottima idea” risponde la sua segretaria, porgendogli l’agenda degli appuntamenti.
                “Ha ragione, Elena” dice sorridendo e sedendosi alla scrivania “vediamo prima chi si è prenotato per oggi pomeriggio”.
                Un istante dopo suona il campanello, la segretaria si sporge sulla porta dello studio: “Quando vuole cominciare, dottore, la prima paziente è arrivata”.
                “La faccia pure accomodare” le risponde il medico.
                “Buongiorno, dottore” esclama Lucia entrando nello studio medico.
                “Aspettavo di avere vostre notizie, signora Fiore. Come sta suo marito?”
                “Molto meglio, grazie. Come sa è stato un anno difficile: il nuovo lavoro e il trasloco ci hanno messo a dura prova, sia individualmente sia come coppia, ma piano piano la situazione sta rientrando. Tranne per quel mio mal di pancia, per cui sono venuta oggi ad aggiornarla”.
                Lucia ha 37 anni e ha sempre goduto di buona salute fino ad alcuni mesi fa, quando ha cominciato ad accusare una vaga sintomatologia addominale, che l’ha portata a recarsi spesso dal medico.
                “Si metta pure sul lettino, signora Fiore, e scopra la pancia così rivediamo questa pancia dolente…”, dice il medico.
                “Con le medicine che mi ha dato in questo periodo, il fastidio si è un po’ ridotto” dice la donna. “Si sono ridotti soprattutto i ‘crampi’, ma mi piacerebbe sapere quale sia la causa di tutto ciò!” commenta Lucia durante la visita.
                “La pancia è distesa perché è piena d’aria, ma non ci sono segni preoccupanti, l’addome è morbido e anche quando schiaccio non ci sono reazioni particolari” spiega il medico per tranquillizzare la paziente mentre Lucia si riveste e si rimette seduta.
                “Una mia cara amica del liceo mi ha dato una mano con il trasloco e, chiacchierando, abbiamo scoperto di soffrire entrambe di questo benedetto mal di pancia e così ci siamo confrontate sul problema…”
                “E?” chiede il medico per mostrare alla donna di essere in ascolto, incoraggiandola a proseguire.
                “Per farla breve, lei ha girato fior fior di specialisti, da Genova a Bologna, e pare che le abbiano detto tutti che si tratta di ‘colon irritabile’. Abbiamo la stessa età e gli stessi problemi di pancia gonfia e diarrea
                ricorrente. Può darsi che anch’io abbia il colon irritabile?” chiede, quasi speranzosa Lucia. “Ricordo che tempo fa anche lei aveva parlato di questa possibilità”.
                “Sì, resta un’ipotesi assai plausibile” risponde il medico. L’età d’insorgenza e i sintomi ci stanno con questa diagnosi, anche perché abbiamo ormai escluso altre patologie”.
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                  L’audiometria in medicina del lavoro

                  Titolo: L'audiometria in medicina del lavoro (codice ECM 372794)
                  Destinatari:
                  tutti gli operatori sanitari
                  Scadenza:
                  31-1-2024
                  Crediti:
                  2
                  Costo:
                  20 €
                  Programma:
                  MeLa Flash
                  Valutazione dei partecipanti (150 valutazioni):
                  8/10 rilevanza
                  9/10 qualità
                  8/10 efficacia

                  Perché seguire questo corso FAD ECM sull'audiometria in medicina del lavoro

                  Tra i tanti esami a disposizione del medico del lavoro l'audiometria è uno dei più frequentemente usati. La valutazione del danno all'udito legato al lavoro è fondamentale e comporta un'adeguata conoscenza della tecnica dell'esame e della sua interpretazione per gestire il lavoratore con deficit uditivo e porre in atto le misuere preventive generali. Questo corso fornisce gli elementi per l'applicazione pratica.

                  L'audiometria: a cosa serve

                  L’audiometro valuta la capacità uditiva di un soggetto, generando singole frequenze di suono a intensità diverse e con differenti modalità (tono continuo, tono pulsato).
                  Le misurazioni sono effettuate attraverso suoni di varia frequenza (audiometro a toni puri), con trasmissione per via aerea o per via ossea, a seconda dei fini diagnostici. L’indagine audiometrica (audiometria) è necessaria per confermare la presenza di un deficit uditivo, poiché altre indagini fisiche sulle capacità uditive non sono attendibili. L’esame è sufficientemente sensibile e specifico per poter essere utilizzato anche come indagine di screening.

                  Tipi di audiometria

                  L’audiometria tonale liminare è uno degli esami fondamentali nella diagnosi di ipoacusia per la rapidità di esecuzione, il basso costo e l’affidabilità dei dati, che si possono ottenere dai soggetti collaboranti (trattandosi di una metodica soggettiva, quest’ultima è una condizione necessaria).

                  Audiometria tonale liminare

                  L’audiometria tonale liminare è l’indagine utilizzata per lo screening di un deficit uditivo nei lavoratori. Nei soggetti esposti a rumore per motivi professionali le prove audiometriche, finalizzate a individuare eventuali conseguenze dell’esposizione al rumore, prevedono l’utilizzo degli audiometri a toni puri, le cui caratteristiche sono indicate dalla norma CEI EN 60645-1.
                  L’audiometro è quindi alla base delle misure di audiometria praticate per la medicina del lavoro.

                  Come si svolge l’audiometria

                  I toni puri, cioè i toni con una singola frequenza di vibrazione, sono presentati:

                  • per via aerea, attraverso l’utilizzo di cuffie e/o inserti
                  • per via ossea, attraverso un vibratore osseo.

                  Quando lo stimolo viene inviato per via aerea il suono attraversa l’orecchio esterno e medio prima di raggiungere la coclea e il nervo acustico.
                  Lo stimolo condotto per via ossea raggiunge invece la coclea attraverso la vibrazione delle ossa craniche. All’audiometro possono essere collegate anche casse acustiche per diffondere il suono nell’ambiente, che nel caso dell’audiometria è sempre una cabina silente.

                  Amilcare lavora a un call center

                  Amilcare, operatore in un call center da circa quattro anni, si reca di buon mattino dal concessionario dove ha acquistato l’automobile. “Questa nuova macchina ne ha sempre una” borbotta fra sé e sé, prima si bloccava il comando di chiusura dalla chiave, e adesso non funziona addirittura il segnale di allarme della cintura di sicurezza slacciata. Possibile che capitino tutti a me i guai elettronici?” e nel frattempo viene raggiunto dal tecnico.
                  “Buongiorno signor Amilcare, come mai già qui? La chiave fa i capricci un’altra volta?” “No, quella è a posto” risponde il giovane “in compenso non funziona bene l’allarme della cintura di sicurez za”.
                  Il meccanico sale in macchina e dopo pochi istanti lo guarda perplesso: “Beh, perché mi guarda così? Cosa c’è?” domanda, un poco irritato, Amilcare.
                  “No, niente di particolare” risponde imbarazzato l’uomo “ma, non lo senti proprio l’allarme, o ti sembra un po’ basso il volume?”
                  Amilcare non capisce: “Non lo sento, se no non perdevo tempo a portarti l’auto oggi!”
                  Il meccanico, vedendo l’imbarazzo dell’uomo, intuisce che probabilmente il problema è un altro, e prontamente risponde, cercando di minimizzare. Amilcare aggiunge: “Cioè, qui che è tranquillo lo sento; ma l’altro giorno, mentre stavo guidando in galleria, mio figlio, seduto sul sedile posteriore, si è slacciato la cintura e per fortuna che l’ho visto nello specchietto e gliel’ho fatta rimettere, direi che sarebbe meglio controllare, non ti pare?”
                  Dopo un veloce controllo e la conferma che tutto funziona a dovere Amilcare riparte, deciso a recarsi al più presto dal medico del lavoro della sua azienda per un controllo dell’udito. È piuttosto preoccupato: nell’ultimo anno, data la riorganizzazione post COVID, ha lavorato da casa e a dire il vero non si è trovato molto bene, a parte la comodità di evitare gli spostamenti.
                  “Ehilà Amilcare, come mai questa visita?” lo saluta il medico competente. “Non è molto che ci siamo visti, alla tua età non hai bisogno di visite così frequenti!” scherza bonariamente il medico “Di’ la verità che sei stanco di stare a casa e hai nostalgia dei tuoi colleghi, e anche del sottoscritto!”.

                  [...] Scopri come procede la storia nel corso

                  Un nuovo modo di formarsi in medicina del lavoro

                  Dopo il successo del programma di formazione a distanza MeLA per i medici del lavoro, si è deciso di rendere la formazione più rapida e immediata con il programma MeLa Flash.

                  corsi FAD sono circa una decina all'anno, più sintetici (due crediti ECM a corso), in modo da consentire una formazione flessibile che non imponga di affrontare corsi troppo impegnativi in termini di tempo o dai contenuti difformi tra loro.

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                    Alimentazione e lavoro

                    Titolo: Alimentazione e lavoro (codice ECM 371544)
                    Destinatari:
                    tutti gli operatori sanitari
                    Scadenza:
                    31-12-2023
                    Crediti:
                    2
                    Costo:
                    20 €
                    Programma:
                    MeLa Flash
                    Valutazione dei partecipanti (115 valutazioni):
                    8/10 rilevanza
                    9/10 qualità
                    8/10 efficacia

                    Perché seguire questo corso FAD ECM su alimentazione e lavoro

                    Si dà spesso poca importanza al cibo sul lavoro, in realtà sul luogo di lavoro possono essere svolte diverse attività volte alla prevenzione, in particolare quelle rivolte alla modifica degli stili di vita tra cui un'alimentazione non sana o l'uso di alcol che può comportare gravi conseguenze sul lavoro anche a dosi piccole. Il pasto fuori casa nella pausa pranzo è un momento delicato per le scelte alimentari con un rischio elevato di ricorso a soluzioni nutrizionalmente scorrette. La mensa aziendale rappresenta al contrario un’opportunità per orientare al meglio queste scelte grazie a una proposta equilibrata da un punto di vista nutrizionale e per fare educazione alimentare.
                    L’approccio multidisciplinare, coinvolgendo il medico competente, le Risorse umane, i lavoratori, il datore di lavoro e la società che gestisce la mensa aziendale è una soluzione molto efficace.

                    Alcol e lavoro, meglio evitare

                    L'alcol viene infatti definito fattore di rischio aggiuntivo in quanto va ad aggiungersi agli altri fattori di rischio amplificandone la portata, può causare una riduzione dell’integrità psico-fisica del lavoratore con possibili conseguenze sulla salute e la sicurezza di altre persone. Non è possibile definire quantità sicure, per cui vanno evitati anche bassi livelli di consumo come potrebbe essere un solo bicchiere di vino durante il pasto, che corrisponde comunque a un tasso di alcolemia pari a 0,2 g/l.
                    È molto importante diffondere la percezione del rischio collegato al consumo di bevande alcoliche sia nella popolazione sia tra gli operatori sanitari. Un tempo si era soliti fare un distinguo tra uso e abuso.
                    Questo tipo di lettura è ritenuta oggi scorretta e fuorviante e la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità parla sempre e solo in termini di consumo. Viene così ritenuto un rischio non solo l’alcol dipendenza o il consumo eccessivo di alcol, ma anche il bere come parte dello stile di vita. Vanno perciò evitate espressioni come consumo moderato, consumo responsabile o consumo sociale.

                    Il ruolo del medico competente

                    Compito essenziale del medico competente è la sorveglianza sanitaria. I programmi di WHP (Workplace Health Promotion) hanno l’obiettivo di accrescere la capacità dei lavoratori di controllare e migliorare il proprio stato di salute. La
                    loro realizzazione non costituisce un obbligo di legge per i DL, tuttavia l’art. 25 del D.Lgs. 81/2008 ne riconosce la validità dei fini e pone tra gli obblighi del medico competente quello di collaborare, con il DL e l’RSPP, “alla attuazione e valorizzazione di programmi volontari di promozione della salute secondo i principi della responsabilità sociale”.
                    I programmi di WHP si possono articolare su diversi punti:

                    • accordi con la società che gestisce la mensa aziendale prevedendo una serie di interventi sull’offerta come l’introduzione di pane e pasta integrali, la riduzione del sale, l’aumento dell’offerta di frutta e verdura
                    • prevedere una serie di cartelli in mensa con messaggi di promozione di corrette abitudini
                    • intervento sulle macchinette distributrici privilegiando acqua e succhi di frutta non zuccherati al posto di bevande gasate e zuccherate, frutta secca o frutta fresca al posto delle merendine.

                    I passi da seguire nell’organizzazione di un progetto di WHP prevedono:

                    • la creazione di un gruppo di lavoro
                    • la definizione degli obiettivi che si vogliono raggiungere
                    • la stesura di un piano d’azione che deve essere monitorato, implementato e aggiornato tutte le volte che sia necessario.

                    Menù a prezzo fisso con un bicchiere di vino

                    Anna, operaia specializzata di un cantiere navale, si presenta al periodico controllo dal medico compente. Si conoscono da qualche anno e il dialogo tra i due è piacevolmente colloquiale.
                    Anna entra nella stanza salutando: “Buongiorno, dottore, come sta? Ci rivediamo come ogni anno e se siamo ancora qui tutti e due significa che... va bene!”
                    Il medico solleva la testa e sorride. Ricorda bene l’operaia, una persona solare e sempre di buon umore: “Anna, come sempre in forma e piena di spirito. Ti trovo bene, mi sembri anche dimagrita o sbaglio?”. La donna, compiaciuta dell’osservazione del medico, risponde: “Dottore, ho perso due chili! Mi fa molto piacere che se ne sia accorto, meno male. Allora si vede! Mio marito non ha notato nulla, ma quello ormai non mi guarda nemmeno, lasciamo perdere”.
                    Il medico la guarda con espressione complice e divertita, poi controlla la cartella dell’operaria: 56 anni, valori nella norma, nessuna patologia cronica, nessun problema particolare se non qualche chilo di troppo legato alla menopausa. Tra sé e sé pensa che se fossero tutti così i suoi pazienti il suo lavoro sarebbe molto più semplice: “Anna, ci sono novità, hai qualcosa da segnalarmi?”.
                    “Nulla, dottore, grazie a Dio nessun problema. Ho troppe cose da fare e preoccupazioni tra marito, figli, lavoro e la casa. Cucina, lava, stira. Noi donne abbiamo due lavori, dottore. Per non parlare di mia suocera, non fa niente perché, dice lei, è anziana. Secondo me sta benissimo. In compenso critica tutto quello che faccio io. Insomma, non ho tempo per star male. Lo sa, dottore, quando sto davvero bene? Al lavoro. Quello che faccio mi piace e poi ho tanti amici tra i colleghi. Se finiamo velocemente, li raggiungo in trattoria. Ha presente la nuova trattoria vicino al cantiere, quella che hanno appena aperto? L’ha già provata, dottore?”
                    Il medico si toglie gli occhiali e si rilassa “No, in realtà”. Anna piena di entusiasmo continua “Deve provarla. Si mangia benissimo. Piatti genuini e cucinati bene. E poi il prezzo è ottimo: 10 euro a prezzo fisso. Primo, secondo, contorno, caffè e pure un bel bicchiere di vino”. Il medico rimette gli occhiali. Le ultime parole della donna suonano come un piccolo campanello di allarme...

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