Non tutti i chemioterapici causano nausea e vomito.
L'incidenza e la severità dipendono dal potenziale emetogeno della chemioterapia, dal dosaggio dei farmaci, dal programma terapeutico, dalla via di somministrazione e dalle caratteristiche specifiche del paziente.
Il potenziale emetogeno del chemioterapico viene distinto in 4 livelli in relazione alla percentuale di pazienti con emesi senza profilassi antiemetica.
Negli schemi terapeutici che prevedono l’associazione di due o più farmaci antitumorali, il rischio è aumentato di un livello rispetto all'agente più emetogeno.
I fattori di rischio
Sono considerati fattori di rischio maggiori:
- il sesso femminile
- l’età minore di 50 anni
- l’uso di alcol
- la pregressa nausea e vomito da chemioterapia
Sono considerato fattori di rischio minori:
- la cinetosi
- la nausea durante la gravidanza
- l’elevata reattività del sistema nervoso autonomo
- le vampate di calore
- la sudorazione
- le vertigini
- la debolezza generalizzata dopo una seduta chemioterapica
- l’emicrania
- la percentuale di chemioterapia infusa prima dell’insorgenza della nausea
- l’elevata latenza della nausea e del vomito post trattamento.
Inoltre è stato dimostrato che ansia e pensieri negativi sono fattori predisponenti per l’intrinseco potenziale emetogeno o perché aumentano la sensibilità agli stimoli somatici.
I miglioramenti nella gestione di nausea e vomito
Lo sviluppo di nuovi farmaci antiemetici ha migliorato in modo significativo il controllo di nausea e vomito da chemioterapia. Basti pensare che negli anni ‘70 era comune ricoverare i pazienti a causa di nausea e vomito.
Alla fine di quel decennio l’incidenza era intorno all’83% dei pazienti trattati mentre agli inizi del Duemila l’incidenza di nausea e vomito era del 13% in chi assumeva una terapia antiemetica ad alto dosaggio e del 35% in chi assumeva una terapia antiemetica a basso dosaggio.
Queste informazioni sono tratte da uno dei dossier del corso “Nausea e vomito da chemioterapia”, Zadig editore, 2016
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