Titolo: La multiresistenza negli enterobatteri: un problema clinico emergente (codice ECM 201095)
Destinatari: infermieri, infermieri pediatrici, assistenti sanitari, medici
Scadenza: 03-09-2018
Crediti: 5
Costo: 20 €
Offerte: gratuito per gli iscritti all'OPI Milano-Lodi MB
Programma: Nursing FAD
Valutazione dei partecipanti (4.132 valutazioni):
rilevanza
qualità
efficacia
La resistenza batterica
Negli ultimi settant’anni si sta assistendo a un aumento dei microrganismi resistenti agli antibiotici.
Le cause dello sviluppo della multiresistenza sono in particolare l’utilizzo inadeguato e l’inquinamento ambientale da farmaci antimicrobici.
L’aumento della multiresistenza ha ricadute sia sulla salute, con un aumento di morbilità, letalità, durata della malattia, possibilità di sviluppo di complicanze, possibilità di epidemie, sia di tipo economico.
L’Organizzazione mondiale della sanità e l’Unione europea hanno sottolineato l’importanza di questa tematica e indicato una serie di provvedimenti specifici volti a contenere il diffondersi della resistenza antimicrobica.
L’Unione europea, già dal 1999, ha inserito l’antibiotico-resistenza tra le priorità da affrontare.
Come si può prevenire la diffusione dei batteri multiresistenti?
Il contatto paziente-paziente è il principale meccanismo di trasmissione dei microrganismi multiresistenti.
Per prevenire la diffusione dei batteri resistenti occorre innanzitutto identificare in modo tempestivo i pazienti infetti o colonizzati.
A tal fine si raccomanda quindi di sottoporre a screening tutti i pazienti:
- infetti/colonizzati noti con ultima positività risalente a più di 90 giorni dalla data del nuovo ricovero;
- provenienti da paesi endemici (per esempio Israele, Grecia, Pakistan, India);
- trasferiti da ospedali per acuti (pubblici o privati) e da centri neurologici per la riabilitazione;
- con recente ricovero in ospedale per acuti (nei 3 mesi precedenti oppure se possibile, considerare i 6 mesi precedenti);
- provenienti da strutture territoriali (case residenza anziani);
- ricoverati in chirurgia trapianti;
- ricoverati in terapia intensiva o in altri reparti a rischio (per esempio lungodegenza, oncologia, ematologia).
Una volta individuati i pazienti colonizzati/infetti bisognerebbe procedere all'isolamento sistemandoli in una camera singola con bagno.
Se sono presenti più pazienti infetti o colonizzati è possibile adottare l’isolamento per coorte.
In presenza di più casi di infezione in un reparto, soprattutto se con pazienti a rischio elevato, è raccomandabile individuare personale dedicato (cohorting staff).
Quali precauzione per l'operatore sanitario se un paziente è colonizzato/infetto?
All'ingresso della camera di un paziente colonizzato/infetto l'operatore sanitario deve indossare i dispositivi di protezione individuale monouso.
Tutti i dispositivi vanno preparati subito all’esterno della porta della stanza.
Sempre all'esterno, sulla porta della stanza, è importante appendere il cartello che indichi l’adozione delle precauzioni da contatto.
All'interno della stanza invece deve esservi un contenitore per rifiuti speciali a rischio infettivo.
Le risposte del corso FAD
- Perché si assiste a un aumento della resistenza dei microrganismi?
- Quali sono le dimensioni del fenomeno della multiresistenza?
- Come si può prevenire la diffusione dei batteri multiresistenti?
- Quali sono le misure per identificare i soggetti colonizzati o infetti?
- Come va gestito il paziente con colonizzazione o infezione?
- Quali sono le misure di isolamento di un soggetto colonizzato o infetto?
- Quali sono le misure di controllo in caso di contaminazione degli endoscopi?
Le risposte a queste e altre domande si trovano nel dossier del corso.
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