Se un medico indica una prescrizione errata e l’infermiere la somministra, chi è più responsabile delle eventuali conseguenze sulla salute del paziente: il medico che ha commesso l’errore di prescrizione o l’infermiere che non se n’è accorto?
Questo problema è stato al centro di un recente caso giuridico.
Il caso in breve
In un ospedale viene ricoverato un paziente per un ictus cerebrale e il medico di turno prescrive un’iniezione endovenosa di cloruro di potassio, ma non specifica che il farmaco deve essere diluito. L’infermiera somministra la terapia senza contestare la prescrizione. Il paziente decede.
Di chi è la responsabilità?
In questo caso la Cassazione ha stabilito che la responsabilità sul piano civile è condivisa da entrambe le figure professionali in quanto è venuta meno la collaborazione costante e reciproca che deve esserci tra medico e infermiere per salvaguardare la salute del paziente.
Nello specifico, il medico ha la responsabilità di individuare la terapia da praticare al paziente e dare informazioni specifiche su come somministrarla.
La giurisprudenza ha stabilito che ciascun professionista della sanità è titolare di una “posizione di garanzia” rispetto alla salute dell’assistito e che quindi deve attivarsi per evitare danni prevenibili.
L’infermiere non può fare affidamento senza limiti nella correttezza della prescrizione e per questo motivo doveva ritenersi doverosa e necessaria la richiesta di chiarimenti al medico in relazione alla prescrizione errata del farmaco.
Queste informazioni sono tratte da uno dei dossier del corso “Etica, deontologia e responsabilità nella professione infermieristica”, Zadig editore, 2016
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