I vaccini a vettore virale utilizzano un virus reso innocuo per l’uomo, spesso attenuato per ridurne la patogenicità, nel quale è stato innestato il codice genetico che codifica per la proteina del virus contro il quale si vuole sviluppare l’immunità. Questi vaccini non contengono direttamente antigeni, ma utilizzano le cellule ospiti per produrli. Infettando le cellule e istruendole a produrre l’antigene, il vaccino imita ciò che accade durante l’infezione naturale.
I vantaggi
Il vantaggio è quello di innescare una forte risposta immunitaria cellulare da parte dei linfociti T e la produzione di anticorpi da parte delle cellule B.
Vaccino dell'Università di Oxford
ChAdOx1 nCoV-19 è un vaccino a vettore virale progettato dall’Università di Oxford e dall’azienda Astra-Zeneca che utilizza una versione modificata di un adenovirus di scimpanzé, al cui interno è presente il gene codificante per la proteina spike di SARS-CoV-2
Queste informazioni sono tratte dal corso “I vaccini anti COVID-19: dalla ricerca alla pratica clinica”, Zadig Provider ECM 103
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